Mi hanno detto che fino a quando non ci si vede bisogna sempre farsi gli auguri di Buon Anno.
Dunque, che siano passati 5 o 220 giorni dall'inizio del nuovo anno, bisogna scambiarseli sempre, gli auguri. Il paradosso capita quando, dopo tanto tempo, rivedi una persona proprio allo scoccare della mezzanotte dell'anno che sta per finire e ti ritrovi che gli auguri sono due: per l'anno che sta appunto per concludersi, ma per il quale ancora non glieli avevi fatti, e per quello entrante. Una stronzata, già, ma ad ogni modo, anche se in ritardo, tanti auguri di un felice 2017 dal Blog del Gallo. Ad ogni modo, visto che stiamo in tema di stronzate, eccone una. Il nuovo film di Siani. Nulla di nuovo, direste voi, visto e considerando che nemmeno gli altri erano stati chissà cosa, se escludiamo Benvenuti a Sud (remake di un film già francese) dove quasi riesce a recitare meglio di Nico di "Un Posto Al Sole". Però, un però c'è. Premessa: nei suoi film, oltre ad essere scritti male e recitati peggio, il guaio più grande è che Siani sia convinto che essere se stesso alla lunga paghi. Nulla di più orrorifico: è vero che, in questo modo, cerca di nascondere le sue incapacità di attore, ed è ancora più vero che, al Cinema, le persone, i suoi fans per lo più, ci vanno per vedere lui, il suo modo di dire le cose. Però certe espressioni, il modo di cadere sulle sillabe, certe scopiazzature alla balbuzie afasica di marca troisiana, hanno un po' stancato. Quasi sempre, i personaggi dei film (?!) di Siani hanno proprio questo tipo di parabola: iniziano mostrando di sè tutto il lato prosopopeicamente tamarro, per poi redimersi in corso d'opera. Tutti uguali. Un unico immenso film, un'unica grande narrazione dove, a cambiare, sono solo gli sfondi e, di tanto in tanto, gli attori. Mi si potrebbe anche dire: "Ma da Siani cosa ti aspetti"? Mi viene una sola risposta: Checco Zalone. Parliamo di film leggeri, per carità, semplici, film che stanno equilibristicamente su di un filo sottilissimo ché, se cadi, rischi la cacata. Checco Zalone resta sempre sul filo. La risata viene dall'azione in sé, dai pasticci della trama e non da gelide freddure da cabaret obbligate in un dialogo senza capo e nè coda. In Siani, il pasticcio è proprio l'errore di ritenerlo capace di fare films, di stare sul filo. Sinceramente, mi stava sul cazzo anche quando, nelle trasmissioni per cabarettisti, faceva la parte del tamarro, a bordo del suo motorino col sediolino scassato tutto maculato ma, ancora ancora, lo si poteva sopportare. Erano battute nuove, alcune divertenti. E mi sono anche piaciuti alcuni suoi spettacoli: è un intrattenitore nato, fastidioso e urticante quando scivola sulla retorica melense e/o quando prende di mira qualcuno del pubblico e lo prende in giro per alcuni suoi difetti fisici, però, tutto sommato, sarebbe un bravissimo capoanimatore di villaggi Alpitour a 4 stelle. Se non stesse lì a ripetere da anni le sue stesse battute: in fondo, è uno dei pochi napoletani a riciclare. Dicevo il però. Non abbiamo finito di vederlo: dopo neanche mezz'ora, tre quarti d'ora forse, più o meno dopo la battuta ( brutta, ma non c'era bisogno di sottolinearlo) sul Cappuccino e dopo che si è sgamata tutta la trama quando si scopre che la tizia di cui Siani poi si innamorerà ( non lo so, non ve lo dico per il gusto dello Spoiler, si capisce subito ma, nel dubbio, controllate pure la trama su Wikipedia) è la figlia del Dottor Gioia, interpretato da Abatantuono. Uno dirà: "Va be', ti permetti di giudicare, e nemmeno l'hai visto tutto il film". Potreste avere ragione ma, credetemi, di rado faccio uso del diritto di recesso che Barney, in How i met your mother, mette in pratica quando, dopo 5 minuti di un appuntamento al buio, rendendosi conto che non vale la pena proseguire, saluta senza fare tanti complimenti. [E comunque questa vale per quasi tutti gli altri film] In passato, anche se i film erano stupidi, le trame scontate, i personaggi caricaturizzati fino all'eccesso, fin troppo grotteschi, e la recitazione approssimata, qua e là qualche risata la si riusciva anche a fare. Qui, senza grandi giri di parole, no. E ve lo dico anche un po' a malincuore perché, checché se ne dica, piaccia o no, Siani abbraccia un pubblico vasto in tutta Italia e, ogni volta, è un'occasione sprecata e buttata proprio nel cesso. Se mi sono permesso, è per Napoli, non per altro.
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March 2019
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