In macchina ho un disco pieno di cartoni, le sigle ovviamente. Ogni tanto lo metto su e canto a squarciagola cose tipo ♪Seeeeilormuuun amica seeeeilormuune♫ oppure ♫Duee gemelle, splendide sorelle con qualcosa in più terry e megghi megic gэrl♫. Lo so, fa tanto frocio. La verità è che ero innamorato di Cristina D'Avena, ma chi non lo era? E poi adoro le sigle dei cartoni animati. Appenderei tutto: il disco, la mia idea di fare il cantautore impegnato, per cantare le sigle dei cartoni animati. Quante volte ho detto cartoni animati? Conta tu. Comunque quel disco che ho in macchina l'ho ascoltato anche pocanzi. Tornavo da Secondigliano e, tra una sniffata di gomma bruciata e l'altra, mi sono messo ad ascoltare con attenzione una canzone di Mary Poppins, quella che fa ♪basta un poco di zucchero e la pillola va giù, tutto brillerà di più♫. Non avevo mai fatto caso al significato delle parole. Ma analizziamola. Sì lo so che fa tanto professore. Sarà l'effetto della gomma bruciata, però ♪♫ dai, cantiamo insieme, la tua mano stringerà la mia ♪ ehm..sì... Facciamola un po' quest'analisi. Se non ti va di farla, fermati pure qui e buon proseguimento di giornata/nottata. Ciao. Se tu invece stai continuando a seguirmi, eccoti la prima strofa. ♫ In tutto ciò che devi far il lato bello puoi trovar e se lo trovi - hop! - il gioco va ed ogni compito divien più semplice e seren dovrai capir che il trucco è tutto qui ♪ Questa parte è semplice. “In tutto ciò che DEVI far il lato bello puoi trovar”. Si parte da un obbligo. Aspè, No, non voglio fare il tipo che trova, nei prodotti Disney, dei tentativi di manipolare le menti umane con messaggi subdoli. Farebbe molto 1984. Farebbe troppo Huxley. Ma tant'è... È tutta colpa di Mary Poppins. Ci ha fregati. Un bacino sulla bua e via. Fa tanto buonismo democristiano alla Jovanotti. È una sensazione a pelle... una cosa mia, eh, sia chiaro... - È la solita etica diabietica in stile disneylandblablabla, direste voi. - cosa ti aspetti?? aggiungereste. -ok, direi io, e poi? Supponiamo tu abbia una laurea in lettere, un master in fagioli magici ( che sono un po' la stessa cosa) tre figli e una signorina Rottermaier con la faccia della Lettizzetto che ti aspetta a casa con addosso la vestaglia di Platinette...una sola cosa DEVI fare. No, non parlo del suicidio e nemmeno di mettere in conto che prima o poi un profilattico e un paio di occhiali dovrai pure metterteli … mi riferisco al fatto che un lavoro, uno qualsiasi, almeno devi cercarlo?! E quando non lo trovi che fai? Cioè.... e se non ce n'è? Pensi di far qualcosa o ti abbofferai di zucchero? Potrebbe essere una strada alternativa per il suicidio... pezzo dopo pezzo ti porta via il diabete e fanculo Rottermaier con la faccia della Lettizzetto. Può anche darsi che qualcosa lo trovi, però. Ti guardi a destra, poi a sinistra, poi in su, poi i piedi e alla fine riuscirai a farti mettere in schiavitù. Che vuoi farci?È l'era moderna. Anzi contemporanea. Si sa che l'era moderna finisce nel 1848 con le prime rivoluzioni politiche. Beh, sì, più o meno. Forse è col Congresso di Vienna che si chiude il programma di storia moderna? Boh. Checenefotte! Roba da storici. Ti dicevo, trovati una fatica. Trovata? Ecco, bravo. Non ti soddisferà, certo. Hai immaginato ben altro per il tuo futuro, soprattutto quando hai versato la quota del primo semestre, ma ad oggi, questo è ciò che DEVI far. Te lo dice la canzone e comunque...♫ il lato bello puoi trovar, il trucco è tutto qui♫ Prendi ad esempio il pettirosso che ♫ il nido fa e un po'di pace mai non ha perchè dovrà scappar di qua e di là ma nonostante il suo daffar non smette mai di cinguettar lui sa che allor più lieve è il suo lavor ♪. È un po' come la storia del cavallo, che sopporta il peso del fantino, le frustate, gli allenamenti, gli ostacoli da saltare, Cicciolina che lo tartassa di squilli, trilli e messaggini ( certe femmine non puoi scopartele che s'azzeccano addosso), ma alla fine, una zolletta riesce a meritarsela, dopo tanti e tanti sacrifici. Come quelli dell'ape. ♫ E quando vola avanti e indietro un'ape intenta al suo lavor non smette mai un istante di ronzar perchè ogni tanto può sostar un po'di miele ad assaggiar e allor trovar ch'è dolce lavorar ♪ Tutti noi abbiamo un trucco. Lo si fa per non soffrire, chiaro. D'altronde, indorare la pillola non è un fatto facile, tuttavia ci si prova. C'è chi pensa vabbé stasera me ne torno e faccio all'amore con mia moglie, tanto chi lavora fa l'amore♫ ♪♫. C'è chi chiude occhi, bocca e orecchie. C'è chi si droga e fa prima. C'è chi s'accontenta di masturbarsi e chi si mette là a guardare e a rimuginare. C'è chi legge un libro o scrive una canzone, o viceversa, o s'atteggia a superuomo e fa entrambe le cose. C'è chi guarda i cartoni animati e chi si costruisce un'utopia. Oppure c'è anche il furbo che si accontenta di 80 euro di promesse. Spot: "La tua città è oppressa dal problema dei roghi tossici, da morti ammazzatti, da gente che va in moto senza casco e si fa riprendere da Striscia la Notizia, da librerie che falliscono e patatinerie che aprono, da altre mille cose su cui si fa tanta di quella retorica che non ne puoi più? Non aver paura, vecchio mio, abbiamo noi la pillola che fa per te: la tantoAbbiamoLaPizzaiLcaffèIlSoleEilMare. Una pillola straordinaria che più la butti giù e più ti tira su". ♪♫ sembra talco ma non è, serve a darti l'allegria ♪♫ Il mondo è pieno di zollette e ce n'è per tutti, non vi preoccupate. L'importante è che dalle pillole non si passi alle supposte... sapete com'è... ♫ ♪♫ SuperCuliFragili...DioMioCheSpiritoso.♫ ♪♫ finesclero.
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In merito al fallimento della libreria Guida, su facebook ho scritto più o meno questo. Ho scritto questo è ovviamente non ho fatto un post sul blog per copiaincollare uno screenshot. E no. Vorrei dire qualcosa in più.
Però, vi do un consiglio. Sono un po' incazzato. Forse scriverò la parola cazzo un po' di volte. Lo so, non siete il tipo da sconvolgervi per un cazzo in più o un cazzo in meno, però meglio chiarire, meglio avvisare. Potrebbero leggermi i bambini. Potrebbe leggermi il lettore abituato alla prosa di Sando Mayer. Però, se ci riflettete, in fondo, c'è di peggio. Si scrive di peggio. D'altronde, se pensi che in giro, lì in alto, c'è gente come Salvini, beh, un cazzo qui un cazzo lì non potrà farvi saltare dalla sedia più di tanto. Però non sono sicuro di scriverlo così spesso. Non a caso ho scritto forse. Può darsi pure che io mi autocensuri lungo il percorso. E già, dipende tutto dall'inconscio e da quanto questo sia sub-strutturato da anni e anni di manga plagiati dal buon costume alla bim bum bam. Però è giusto informarvi che sto un po' incazzato. Chiude la libreria Guida di Port'Alba e non me ne fotte proprio un cazzo. Dove troverò i libri? Leggi quello che ho screenshottato. E non starò qui a fare calcoli algebrici-esponenziali-euclidei-lucaeragay, cercando di trovare la giusta relazione che intercorre tra il numero di librerie chiuse e quello di patatinerie aperte. No, sarebbe banale e comunque non me frega un cazzo. Non starò qui a dire che è colpa di De Laurentiis, del Napoli e di Michu che perché cazzo l'ha passata? Potrei dire che siamo un popolo di opportunisti, di biscottoni, di fettebiscottate un po' più doppie per far contento Banderas, che sennò le spezza tutte. Potrei dire che siamo parassiti, o meglio avvoltoi pronti a lanciarci su un corpo già senza vita. Potrei dirlo, ma non mi va tanto l'idea che qualcuno mi dia del retorico. Ci sarà qualcuno certamente pronto a dirle meglio di me queste cose, d'altronde. Posso pure dirlo che è tutta colpa dell'imbroglio collodiano del Risorgimento, e poi? Cambierebbe sul serio qualcosa? E poi, sarei troppo borbonico pure per i miei gusti. E poi, davvero c'azzecca qualcosa? È colpa di Berlusconi, certo, della Mediaset e del suo in-mariadefillippimento. Drive-in è stato po' lo spartiacque. Il Noè dell'incretinimento collettivo. Potrei dirlo, l'ho detto, c'ha saputo fare, lui... ma in fondo? Che ce ne fotte? Ognuno fa quello che vuole della vita. È riuscito a capire quanto fossimo gente di merda e questo è. Voglio dire che prima si vendevano più libri? E che ne so? Mica tengo una statistica in mano. Dico solo che cazzo ce ne fotte. Piuttosto, leggi Fante. Vuoi stare male sul serio? Vuoi stare bene sul serio? Prendi la tua ragazza, falla incazzare. Fatti odiare. Come? che ne so. Dille che le hai fatto le corna, che ami un'altra, che hai scoperto un improvviso vuoto cosmico e che necessiti di un po' di tempo per ritrovare la tua dimensione, dille che sei il figlio di Bossi. Non lo so, ma se ci riesci a farti lasciare, dopo leggiti Ask the Dust. Fallo che mi verrai a ringraziare. Condizione importante, tuttavia, è che tu continui ad amare la tua ormai ex. Cercala di nuovo, beccati tanti no e leggiti Ask the Dust. Così davvero stai male. Così davvero stai bene. Magari, no, ja!, lascia stare la tua ragazza, cioè tienitela stretta, però leggitelo lo stesso Ask the Dust. Magari, leggetevelo insieme. Dove puoi trovarlo? Come dicevo nello screenshot e come direbbe Shakira whenever (however) wherever. E magari il 24 ne trovate due di copie. Mi ero ripromesso di non scrivere nulla per qualche giorno. Il troppo storpia. Si dice così no? E poi? E poi? Ma che idea, ma quale idea... Mi ero ripromesso di non scrivere anche perché a breve dovrebbe uscire questo beneamato nuovo singolo e siccome inizierò a rompere i coglioni, avrei voluto un po' di quiete prima della tempesta... ma... ma... eh, mmh... Cos'è che ha improvvisamente ridestato in me la smania della comunicazione forzata di ogni mio pensiero col mondo adiacente, esterno e circonflesso? Qual è il motivo per cui questo spiritello infamoncello, che alcuni chiamano scrittura mentre altri mania di protagonismo, ha deciso di nuovo di presentarsi dinanzi a me con tutta la sua cazzimma? Un ricordo affiorato dall'incontro con un caro amico. Sapete? Lo strimovcounscioseniss per dirla alla Joyce. Oppure l'intermittenza del cuore se vogliamo fare i fighetti cultori della letteratura francese che hanno letto 1/7 di Proust. L'incontro ha partorito in me una serie di riflessioni tali che le ho acchiappate, le ho frullate e ne ho fatte una frittata! Yeah. Si dice così no? Sia chiaro, nulla che dirò potrà essere utilizzato contro di me, né qui né nelle sedi opportune. Non c'è malizia, tanto meno retorica in questi fonemi agganciati tra loro puramente in maniera fortuita. Nulla contro quell'amico, anzi. È tutto un pretesto per parlare della politica e del rapporto che ho con questa ambigua figura astratta ma aleggiante nelle strutture apposite. In pratica, questo è il fatto. Un paio d'anni fa mi invitò ad un'iniziativa culturale per parlare dei giovani e del territorio. Ci andai contento anche perché due anni fa ero effettivamente giovane e poi ho sempre avuto una passione per l'agricoltura. Vabbè, questa l'ho capita solo io... A capo di tutto, a vegliare dall'alto, in pieno stile grande occhio di Gatsby, il simbolo di un partito. Vade retro Santanché! Non ho mai voluto aprire campagne elettorali di nessuno, anche se mi è stato proposto più di una volta. Una platea di gente disposta ad ascoltarmi e l'ho rifiutata ... e continuo a rifiutarla. Prego, chiamatemi fesso. Che posso farci se non ci riesco? è più forte di me. Con un colpo da maestro nel canestro (www.rimariobross.net), Dante mi lancerebbe tra gli ignavi, è vero. Ma anche tra i golosi e i lussuriosi. Che malandrino, sono proprio un incontinente! Da bravo cittadino vado a votare però, in barba a ciò che dice Mark Twain su Facebook. Ci credo nel voto. E chi mi conosce e ascolta le canzoni sa che io blablablabla, partecipo ogni blablablablba e credo fortemente in blablablablabla... Il fatto è che ho un forte spirito di contraddizione. Non riesco a tenere salde le mie di considerazioni, come potrei esibirmi per un partito che, significato alla mano, rappresenta una parte, in cui, per giunta, c'è gente che va d'accordo sempre, quasi, ogni tanto, per finta, almeno fino al voto. Per carità! Non ho la presunzione di voler arrivare ad ogni costo a tutti. No, no. Sarebbe una conquista già arrivare alla dirimpettaia. Secondo voi dovrei sorseggiare un cocktail a piazza Bellini, ringraziare, sorridere e parlare di musica indie e proletariato? Potrei, mi piacciono molto i cocktails. E anche gli stuzzichini. No, sul serio. Ve l'ho detto che sono pieno di vizi, no? A un evento culturale promosso da Movimento fasci e maltello ci andrei. È un altro conto. Tutto diventa salotto, discussione. Tutto non verrebbe ingabbiato da stupide etichette. Porto il mio modo di essere, con la mia testa. Senza ghirlande e spara-prezzi. È un caso che le mie ideologie tendano verso un lato. Forse no, ma sono le mie idee e ne ho l'improbabile e poetica esclusiva. E poi la politica non mi ha mai dato niente, se non gli argomenti. Ma forse, e dico forse, vorrei soltanto essere apprezzato per i miei contenuti, i miei modi di scrivere, le mie ideologie, e non perché s(u)ono su un carro su cui – combinazione! - si urlano i miei stessi contenuti, le mie stesse blablabla eccc Comunque, a quell'evento ci andai. Era un salotto. La mia arte (o presunta tale) a disposizione dell'ascoltatore. Comunque una parte, direste voi. Ed è vero, tuttavia mi sono scocciato di giustificare le mie contraddizioni. Visto? Pensatela come volete. Volevo solo raccontare un fattariello e alla fine siete riusciti a disturbarmi, entrandomi nell'inconscio, nella testa e nella nuvoletta con le vostre insulse “osservazioni”, al punto da farmele diventare addirittura ossessioni. Comunque... tornando a prima... Non c'erano soldi, ok? Personalmente, quando sono certo che di soldi non ne girano e non c'è speculazione e ci sono buoni argomenti di discussione, mi fa piacere esserci, a prescindere dalla retribuzione, dal compenso o dal cachet (www.sinonimi&contraridamettereadlibitumperfareifighi.com). Che commuovente ingeuità... Prego, prego... fate pure... chiamatemi di nuovo fesso. In realtà, ad essere sincero, ed è questo il motivo di tutto questo ambaradam, un compenso lo ebbi. Per sdebitarsi, infatti, questo mio amico mi regalò una copia di On the road di Kerouac, quello beat, quello figo, strafatto e sempre 'mbriaco al punto che la Pivano, per tenerlo a bada durante un'intervista, fu costretta a prenderlo per il culo versandogli continuamente acqua in un bicchiere sporco di gin lungo il bordo. Del regalo, comunque, fui contento. Davvero. Volevo leggerlo da tempo, ma non ne avevo mai avuta l'occasione. Sono il tipo che accatasta libri. Libri pagati un euro, massimo due, tre se proprio vogliamo esagerare. Avete presente quelle occasioni imperdibili che non puoi fare a meno di acquistare, che metti in pila, di fianco, per terra, sul comodino, che, prima o poi, prenderanno vita e – con la scusa di una nuova riforma scolastica – ti occuperanno casa e dovrai chiamare la digos per sgomberare il tutto? Ecco, più o meno così. Però, per farla breve, on the road ancora non era tra i miei accatastati. Quello fu il mio unico contatto con la politica, se vogliamo chiamarlo così, e la mia paga fu Sulla Strada. Tié! Un pensiero carino, non trovate? Però, mi fa ridere se penso alle mie ultime esperienze da busker. Fa ancora più ridere se penso che con le nuove riforme è questa la fine che farò... Sulla strada... ahahah! -Beh, mmm, no, non fa ridere... - vabé, diciamo sorridere - ehm... -nemmeno? Va bè, allora... flettere un po' la bocca da un lato, ok? No? Ma che cazzovolete? Non so com'era prima. Certo, me l'hanno raccontato, ma non è la stessa cosa. È che sono pieno di voglie, troppe. A volte mi sento come uno stranissimo uomo vitruviano: troppe gambe per una sola strada, troppe mani per un solo pe...so. (lo so che l'avete pensato. Ho voluto solo anticipare la vostra malizia e se così non fosse, significa che il malisizioso sono io). Troppe voglie per una sola vita, o possibilità: chiamatela come volete. Il cuore è sempre uno, in ogni caso. Troppo poco. Da qualche parte devo pur metterla quest'ansia di voler fare. Una canzone, un racconto, in queste parole. La metto lì, tutta accatastata, a mio modo, e non importa se non avrò uno spazio dove cantarle le mie canzoni, e non importa se non ci sarà un editore a stamparle le mie parole, e non importa se non ci sarà nessuno a leggermi o ad ascoltarmi. Importa fare, importa essere lì a costruire. Cosa? E che ne so. Un pensiero, uno stile, a mettere semplicemente ordine. Un'idea qui, un'idea lì. In settimana, un ragazzo mi ha chiesto gli accordi di una mia canzone, così, per suonarsela da solo, per farla ascoltare agli amici. Questa cosa – è impossibile negarlo - è una di quelle cose che ti apre il cuore. Ti fa pensare, allora qualcosa di buono c'è. Poi penso che per scherzo mi son messo a trovare gli accordi di una Mucciaccia troppo Segsi, e l'emozione si spegne in un che cazzo. Sì, lo so. Sono troppo vulnerabile, troppo egocentrico, troppo lunatico, troppo cheansia. Che vuoi farci? L'ho detto o no che sono come l'uomo vitruviano? Queste troppità devono pur essere giustificate in qualche modo, o no? A che serve scrivere le canzoni? A volte me lo chiedo, a volte no. Anzi, il più delle volte non ci penso. Scrivo e vado, senza freni, senza pensarci, come un fottuto commercialista di un fottuto politico che s'affretta a fargli rimborsare un pacchetto di vigorsol air: senza pensarci tanto. Sì, il 99% delle volte non ci penso. Però quando ci faccio caso, eh, sono volatili amari. Non pensi che forse l'ascolteranno solo tua madre, tuo padre, forse la tua ragazza, se ti va bene. No, non lo pensi, perché in quel momento te ne freghi di tutto e di tutti. Diventi un megalomane di dimensioni spropositate. L'unico a godere sei tu, e chissene se dall'altra parte non c'è gemito, non c'è orgasmo. Nemmeno te lo crei il problema della prestazione, della performance. È come avere tutti i piaceri del sesso, ma è tutta una masturbazione di idee e concetti. Intanto, non puoi mica sbattere la testa su un solo percorso? No, cioè sì, potresti, tutto è possibile, però poi se fallisci? Da abile asfaltista quale sei diventato negli anni, hai imparato a tenere con cura quelle due, tre, quattro strade parallele/alternative che poi, diciamocela tutta, sono quelle che gli altri vorrebbero che seguissi. Senza distrazioni e a occhi aperti. Perché sono troppi i èBellaLaTuaCanzonePerò, ugualmente numerosi gli InteressanteIlTuoProgettoMa. Ti butti a corpo morto su ogni possibilità vagamente lavorativa. Ti trovi di fronte a migliaia di concorsi. Non ci credi, ma li fai. È tutta una farsa. Ma poi cambieranno la legge, e sarai fuori comunque. Prenderanno sempre gli stessi però provare non costa nulla, o quasi. Il cane abbaia, ma non morde... e cose del genere. Leggi i bandi di concorso, ti metti le mani nei capelli, sgrani gli occhi, scorri col dito su tutti i requisiti richiesti. A ventisei anni non li hai tutti. Soprattutto se a ogni colloquio ti rispondono che cercano esperienza. La solita tiritera: come faccio esperienza se....? A parità di merito, prima di te vengono i capifamiglia con nuclei numerosi, i reduci di guerra, i feriti di guerra, i caduti di guerra, nipoti con genitori che hanno avuto nonni che hanno combattuto contro l'impero Austroungarico, cugini di ottavo grado del terzino destro del Napoli del '76, Christian Maggio (che è un po la stessa cosa) e Paolo Brosio. ( scusate: questa divagazione c'entra poco con la domanda a che serve scrivere le canzoni... d'altronde, altrimenti, non sarebbe una divagazione... però c'entra un po' di più con i ritornelli...) A che serve scrivere canzoni? A tenere il tempo. Il tempo che passa tra un'esibizione all'altra. A riempirlo con caterve di fonemi, morfemi, globuli rossi e golobuli bianchi. Piastrine? A quantità. E pure note, stonature, rabbie, lacrime, congiunzioni, tanti se forse sai mai però e chiPiùNeHaPiùNeMetta. A giocare, a scoprisi sempre sulla scia dei sogni, come i bambini. A scoprirsi passo passo un po' più vecchio, un po' più in ritardo. A scoprisi e non avere ombrelli, pensiline, tetti, cappelli... così, in balia del ... tempo... E in tutto questo, comunque, perdinci!, posso ritenermi fortunato. E lo sono per davvero. Non è retorica democristiana alla Jovanotti. Fono davvero un ragaffo fortunato, tuttofommato Le mie sono solo patologie, attimi di schizzofrenia. Fchiffofrenia. A che serve scrivere? A sopportare il cielo, la sua distanza, lo spazio che c'è tra le nuvole e la merda sotto alle scarpe. A buttarseli alla spalle, una volta tanto, la noia, il cinismo e tutte quelle schifezze lì. A farti una cazzo di risata, una volta tanto. A immaginarti lì, proprio lì, di fianco ai tizi di cui stai lì lì inventando i caratteri. Che poi ci andrai d'accordo, perché sono tali e quali a te. Che poi ci litigherai, perché sono fin troppo uguali a te. A che serve? Ti guardi intorno. Ascolti. E pensi cose del tipo: sono io presuntuoso oppure ...? Nono, sarà sicuramente così. Sono io ad essere troppo presuntuoso. Non può non essere così, altrimenti sarebbe tutto un'ingiustizia. A che... a che serve scrivere le canzoni? Non lo so, ma serve a me. Non fate così, non arrabbiatevi. Davvero non lo so, però dopo due post come quelli precedenti, volevo darvi il benvenuto nella mia testa. Che è così, niente di più, niente di meno. Prego prego. Fate con comodo. E attenti a pulirvi i piedi prima di entrare. E quando uscite, se ve ne andate zitti zitti, almeno, lasciatemi un biglietto. Potreste essere di ispirazione. Mi sono sentito come quando mi chiedono quanto fa setteXotto e lì per lì, con la paura di fare una figura di merda, rispondo CENGUANTSE' tra i denti. Le so a memoria le tabelline, ma ogni volta mi sento come fossi all'ultima domanda da un milione di un qualsiasi passaparola, in diretta Tv e di fronte a Jessica Alba. L'unica cosa che mi viene in mente da dire ogni volta è per me è la cipolla. Amadeus a parte, un po' di figura di merda senti di averla fatta, perché in ogni caso ti sei mostrato insicuro a una domanda tanto semplice. È una sensazione di sudore freddo addosso, tipo #icebucketchallenge, quella che ti percuote l'animo. La stessa che ho provato questa sera, poco fa. Il fatto è questo, statemi a leggere: Ogni tanto metto su Mtv sperando di beccare Total Request Live, se non altro perchè una come Giorgia Surina, in Tv, manca proprio. C'è la pubblicità. Antonio Banderas ha appena finito di sporcarsi con un fintocornetto che in realtà è di polistirolo, quando il canale stesso medesimo di cui sopra in questione mi avverte che di lì a poco, avrebbero mandato in onda delle scene hot, cioè vietate a un pubblico minore. Subito penso a due cose: - tra tante porcate, hanno messo anche il porno. Era ora! - vuoi vedere che è tornata Giorgia Surina? Ah, quando c'era Giorgia Surina! Comunque, aspetto e mi trovo questo reality: una robba made in USA. una cosa tipo Vacanze da incubo. All'improvviso, mi viene un brivido alla schiena. Un brivido sottocutaneo, infame e durato trenta volte il tempo che un ubriacone impiegherebbe per andare da Napoli a Rossano Calabro, col risciò, attraverso la Salerno-Reggio Calabria ( e così entro anche io a far parte della già gravida antologia le originalissime battute sulla Salerno-Reggio Calabria, editore Montatori. 12,90 € ). Il brivido mi passa, il risciò l'ho parcheggiato, continuo a guardare. In pratica – visto che sarete di certo più esperti di me, commentate sotto se sbaglio - ci sono un tot di maschi e un tot di femmine, ovviamente infoiati e pronti a tutto per fare non ho capito bene cosa, oltre il motivo per cui sono infoiati. Ciò che ho veramente inteso, però, è che i protagonisti dello show sono in vacanza, tra aperitivi, ombrelloni, spiaggie e l'immancabile venditore ambulante di cocco che, da Rimini a Los Angeles, porta gioia e allegria con le sue noci... e tra un cocco e l'altro, questi baldi giovani cosa fanno? Si ritrovano a dover compiere scelte di difficile risoluzione, tipo aut aut di kierkegaardiana memoria. Scegliere tra un mojito e una qualsiasialtracosa può cambiarti la vita in maniera radicale, perciò, quando ti troverai di fronte al barman, mi raccomando, sii lucido, sicuro di te e – soprattutto - non lasciare che la folla indemoniata e frettolosa alle tue spalle influenzi la tua scelta! Basta un drink sbagliato e ti ritrovi in un vortice spazio temporale in cui tutto è un Giampiero Mughini style. Prendi bene le tue decisioni, altrimenti, lascia stare. Se vuoi un consiglio, stammi a leggere: fatti una bella fella di cocco. Mentre mi mangiavo un po' di mellone, quello rosso zucoso zucoso, e in tv i miei nuovi eroi dai fisici scultorei dicevano la loro sulle ultime edizioni economiche stampate dalla Newton, domandandosi quanto fossero valide le relative traduzioni, a un certo punto, eccoti la mariadefilippata: a rovinare la quiete, a creare scompiglio, a rompEre il cazzo, ecco che entrano in gioco – inaspettatamente – gli ex e le ex dei concorrenti in gara. Nientepopodimenoche, per lo stupore, mi cade la fetta d'anguria e m'inzozzo tutta la maglietta. ( comunque, se ve lo state chiedendo: sì, era mezzanotte, e mi stavo mangiando 'na bella fetta d'anguria, zucosa zucosa). I discorsi si fanno, all'intrasatto, più seri: in pratica una ha pomiciato con uno ma non gliel'ha detto a un altro. Tizia ha preso le parti di Nerone che intanto veniva cornificato da Poppea, beccata dalla troupe in un rapporto a tre con Christian De Sica e Diego Armando Maradona. Non ci capisco niente. Per me è la cipolla. È tutto un casino tale che spengo la tv e mi metto a letto. Domani devo svegliarmi presto. Devo fare dei servizi urgenti a Napoli, zona Università. Devo comprare anche dei libri. Mi conviene scendere un po' prima, allora. Devo arrivare in libreria prima che si trasformi in una patatineria.
Il mio primo bacio ha a che fare con Rocky Balboa. Oddio, c'è da essere più chiari, altrimenti è facile dar sfogo a stupide illazioni. Avrò avuto sì e no tredici anni. Il Napoli aveva da poco ingaggiato Zdenek Zeman come allenatore, l'Italia aveva perso la finale degli Europei al fotofinish per un goal di Trezeguet, in tv faceva ancora bim bum bam e da come si comportava il mio pisello, di lì a poco avrei capito un po' di cose. Colpa di Dawson's creek, forse, non lo so. Ventenni che recitano la parte di adolescenti, creando seri complessi di inferiorità a centinaia di migliaia di ragazzini, possono aver velocizzato il personalissimo e sano processo di pervetizzazione che avviene in ciascuno di noi. No? Può darsi! Diamine, Dawson aveva un pomo d'adamo più grosso del pisello di un nero di trent'anni. Ora, non è mio intento cadere in soliti luoghi comuni, tuttavia, voglio solo dire che: a) Dawson era veramente brutto; b) tutti noi ci sentivamo un po' menomati rispetto a quei fintitredicenni dai dialoghi hegelliani e le problematiche da uomini di mezza età. Perlomeno, le ragazze, chi più chi meno, sviluppano prima. Si dice così, no? E mentre a tredici anni le nostre compagne di classe potevano vantare i primi segni dello sviluppo, noi sembravamo ancora gli gnomi dei Loacker. Tuttavia, se da un lato Dawson's creek creava tanti problemi, dall'altro offriva anche tanto materiale per le prime fantasie erotiche e le prime seghe. Loacker che bontà, Lockcer che bontà! Laggiù qualcosa iniziava a muoversi. Le mutandine, quelle simpatiche mutandine comprate dalla mamma, iniziavano a non reggere più all'affascinante esplosione della natura che, per mostrarsi, non si accontentava di semplici e gaudenti erezioni. No. Doveva implodere e spiaccicarsi in faccia, intorno agli occhi, sotto al naso, dietro alle orecchie, sulla fronte, sul culo, sulla schiena con migliaia di brufoli di merda. Quindi immagina: la tv propina nuovi modelli estetici, la vicina inizia a mostrare le tette e tu... beh... tu sei un cesso con gli occhiali e la macchinetta, praticamente un Cristian Imparato senza la voce alla Celine Dion. Però, vabbé, che vuoi farci? Comunque, era fine Luglio. Liberi da diari, compiti e insegnanti. Finalmente lo diedi. Un bacio. Fuori al parco, sul muretto. Fu una cosa oscena. Lei era oscena. Io ero osceno. Un'esperienza orribile. Allora capii perché si bacia ad occhi chiusi. Sbavavamo come rottweiler in calore. Uno schifo dappertutto. Che orrore. Però, saliva apparte, saliva dovunque, eccome se saliva. Gli ormoni sono così: non guardano in faccia a nessuno. All'improvviso iniziavi a chiederti cosa ci dovessi fare con quel coso duro tra le gambe. E dopo aver imitato quei teneri romanticismi da fidanzatino in stile Piccoli problemi di cuore, correvi a casa, ti chiudevi in bagno e fingevi di aver baciato Joy Potter. Ma anche la nonna di Jen Lindley sarebbe stata molto più arrapante di quell'esperienza. Daswons' pip. Però non voglio farne solo una cosa pubica. Un minimo di sentimento c'era, che cazzo. Cioè, in fin dei conti quel primo bacio significava, per i più sfortunati, anche la prima fidanzatina. E beh, eravamo arrapati, mica bestie. E come ogni innamorato, il mio fulgido sentimento sbrilluccicava di più al calar del sole, quando il buio accende le stelle e non c'è gnente di più bello che nascondersi in qualche anfratto della notte. Dopo cena, stavamo un po' sotto casa, nel parco. Giocavamo a nascondino fino a tardi e tra un salvi tutti e l'altro approfittavamo per ammoccarci. Una sera lei non scese. Non capii perchè. Eppure alla sera, al buio, era più facile sopportarsi, e baciarci ci veniva meglio. Eppure lei non c'era. Poi mi fu spiegato l'arcano mistero: in TV davano Rocky Balboa. Non so quale. Il primo il secondo, boh, uno qualsiasi. Fu Mario, quello stronzo a mettermi il tarlo. Dietro al muretto, mentre ci nascondevamo: “ Seeee... quella non è scesa per il suo rochi ”. "Rochi chi"? “ Rochi babboa”. Lo ammetto, ero ignorante. All'epoca a stento sapevo chi fosse Sylvester Stallone. Alle illazioni di Mario, rimasi in silenzio. Non volevo restare al centro dei suoi sfottò. Però la testa girava, girava, girava. Chi cazzo è sto Rocky? Perché lei lo guardava? Avevo un rivale in amore? Ero geloso. Geloso di uno che – lo avrei scoperto soltanto in seguito – si diverte a battere a cazzotti un russo che, per intimidirlo, pronuncia improbabilissimi ti spiezzo in due. Avrei voluto dare un pugno a Rocky. A pensarci, uno se lo sarebbe meritato anche Mario. Avrei dovuto spaccare la faccia ad entrambi. Alla fine, però, il mal di testa venne a me. Quella sera a nascondino mi beccarono ad ogni turno. Avevo i pensieri altrove. Non dormii la notte. Il giorno seguente andai a bussarla. Feci il geloso. Mi incazzai. Lei rispose: " Rocky chi"? Io: "Rochi Babboa" Non sapeva di cosa stessi parlando, ma l'ho capito solo oggi. Sarebbe dovuta scendere, stare con me e non col suo fottutissimo Rocky. Rochi chi? La mandai a fanculo. La lasciai. A tredicianni la lasciai! (Potrebbe essere il titolo di un QualsiasiCosaCredeDiFareConLaPenna di Federico Moccia) . Comunque. Battuto da un Rocky Balboa, uno qualsiasi. Fine. |
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March 2019
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