Ciao. Questa che leggerai non è proprio una recensione. Cioè, non ne ho le competenze e, soprattutto, chi sono io per prendermi tali licenze? Sì, è vero, ho una laurea in lettere, però “le facoltà umanistiche sono la prova provata di come sia possibile immergersi in un mondo di conoscenza e uscirne più cretini di prima, però laureati”1. Ed è vero, verissimo. Anni e anni di esami, senza mai leggere un cazzo di niente. Mai un libro interessante, nulla di diverso dai soliti Dante, Petrarca e Boccaccio e, soprattutto, poca sollecitazione all'indagine critica di un testo. Va bene, sì ho capito, non è questo il luogo adatto, ma che cazzo. Il fatto che abbia pubblicato un romanzo, poi, non va preso proprio in considerazione. Nel 2014, ci sono più presunti-scritturi che si autoproducono, che lettori effettivi. Nessuno ha il coraggio di dirlo, ma si consuma tanta, troppa carta a vuoto, il più delle volte inesorabilmente destinata al macero. Casalinghe annoiate con mariti che hanno la mania del faidate, idraulici disoccupati, medici in pensione. Tutti vogliono fare gli scrittori. E la stragrande maggioranza di questi non hai mai visto un libro e nemmeno se lo crea lo scrupolo di leggerne uno. È vero pure che non basta divorare libri su libri per trasformarsi in scrittori. C'è bisogno d'altro, e poi, potresti averli collezionati senza averli mai capiti sul serio. Oppure, potresti aver letto soltanto le biografie sulla vita di Padre Pio, scritte dal parrucchino di Sandro Mayer. Oppure, semplicemente, non basta. E non basta nemmeno/soprattutto per recensirli, i libri. Però, questo è il mio blog e come ho già avuto modo di dire, ci faccio quello che mi pare. Innanzitutto ho da fare un mea culpa: di Amlo questo è il primo lavoro che leggo, se escludiamo, ovviamente, post, blog e compagniabella. Mi incuriosisce molto L'arte di misurarsi la palla, ma sarà per la prossima. Cos'è Stronzology? Lui lo ha sottotitolato Gnoseologia della dipendenza dagli stronzi e in generale potremmo definirlo un vademecum su come salvarsi dall'ammasso di stronzi di cui è pieno il pianeta terra. Ma a scriverlo così, è riduttivo. Per capirlo, “dovete avere il cervello aperto e le idee chiare, non serve essere intelligenti o colti”. Ma chi è lo stronzo? “L'unico predatore che dopo averti sbranato pretende anche che lo inviti a pranzo e gli cucini la parmigiana con le melenzane al forno perché fritte non le digerisce”. Attenzione, però, che lo stronzo non va confuso col maschio alfa, quello per cui le donne sono disposte a farsi deflorare finanche l'apparato uditivo, pur di tenerselo stretto. No, e comunque De Silva ci fa notare che uno stronzo che è anche maschio alfa, se esistesse, per stupidità ed egoismo, farebbe morire di fame l'intero branco. Ad essere chiari, esiste una tale varietà di stronzi, che è quasi difficile difendersene. Il pianeta è affetto da aerofagia cronica, vomita merda in continuazione, e tu non ne senti la puzza. Perché? Perchè sei cretino, un po' fessacchiotto, ma certamente non sei stronzo. Andando avanti, rischierei di spoilerarvi ogni piccolo capoverso di questo meraviglioso manuale che, se lo avessi letto, almeno intorno ai tredicianni, avrei avuta salva tutta la mia adolescenza. In quanti abbiamo avuto a che fare, con lo stronzo simpatico, quello che ha la nominata di simpatico (Pagina 95), ma in realtà non lo è? “Per capirci, è quello che se una sera, per caso, venite invitato a unirvi al suo gruppo di amici per una pizza o una festa, vi prende immediatamente sul cazzo e comincia a fare battute su di voi. Battute brutte, cattive, grezze, spesso sessiste, non di raro ai limiti del pogrom, a cui però vi tocca fare sempre buon viso a cattivo gioco, perché se i suoi amici ridono alle sue scostumatezze a prescindere, e se vi azzardate a far notare che il loro idolo non è simpatico, è solo uno stronzo scostumato, va a finire che non v'invitano più. O, peggio ancora ( per voi, ovviamente), vi invitano di nuovo”. Amleto dà piccoli consigli su come allontanarli, tuttavia confessa che, già a riconoscerlo uno stronzo, è una conquista. Lo stronzo è dotato di chiacchiera logorroica e avvolgente, in grado di infessocchiare te, i suoi e i tuoi amici. Lo stronzo è quello che ti fa notare che hai messo su peso o che hai un brufolo sulla fronte, solo un attimo prima di una fotografia. La sua è pura cazzimma, lo sappiamo, ma riuscirà a scusarsi con un l'ho fatto per te, e pretenderà pure che voi lo crediate. Con la sua faccia di cazzo sarà capace di conquistarsi l'intera comitiva, che arriverà a guardarti storto con espressioni tipo ma dai, non lo vedi che ti è amico, che lo fa... per te? Finirai per credergli. Riuscirà addirittura a farti sentire in colpa per aver pensato male di lui, mentre, un attimo prima, lo avresti scaraventato – giustamente - giù dal ponte della Sanità. Attenzione, attenzione 1: gli stronzi sono lombrosionamente stronzi sempre. Nel senso, che ce l'hanno nel DNA. Avere avuto dei comportamenti da stronzo, quindi, non fa di te uno stronzo. Non di prima categoria, almeno. Detto ciò, sta tranquillo. Magari, sei soltanto voluto passare da vittima a carnefice, giusto il tempo di una vendetta, giusto il tempo di capire com'è che si sta. Da stronzi, ma non di prima specie. Attenzione, attenzione 2: Gli stronzi puoi trovarteli anche in famiglia, come consanguinei di primo grado o per parentela acquisita, in seguito a sinistri astrali tra stelle e corpi celesti guidati da stronzi. Attenzione, attenzione 3: Leggendolo, questo libello, potrebbero venir fuori parecchi altarini. Tipo che l'argomento di cui si parla, l'oggetto e il soggetto della dissertazione, sia proprio tu: lo stronzo. Potresti essere smascherato, a meno che, chi ti è attorno non è gente davvero cretina. Del resto, stando a quanto scritto da De Silva, è molto probabile che lo siano, quindi sta' sciolto. Amleto distribuisce categorie, leggi e tassonomie veramente ispirate. Prende in prestito dalla filosofia, dal cinema, dalla letteratura e dai Simpsons esempi di stronzaggini a fiotti. Ad esempio, tra Holmes e Watson, i protagonisti di Conan Doyle, uno è lo stronzo, l'altro è il cretino. Vuoi sapre chi è cosa? Non te lo dico. D'altronde ci sono altre situazioni veramente stronze, ma se vuoi saperle, compra e leggi il libro, che te le scopri da te, stronzo! Ecco, lo stronzo – questa è una mia reintepretazione, sperando di aver capito il fattarello – è quello che ti chiede in prestito il libro di De Silva, lo fa leggere a tutta la famiglia e te lo riporta dopo che anche il cane ci ha pisciato sopra. Tutto questo per poi dirti, che non gli è nemmeno piaciuto. Ed è normale per lui comportarsi così. Come dice De Silva a pagina 168, “gli stronzi odiano la bellezza: richede impegno, fatica, sincerità, tutte cose che a loro mancano di default”. E se si nutrono di mediocrità, è ovvio che l'antitodo alla stronzaggine per eccellenza è la bellezza... … e mi fermo qui, che Stronzology dà troppi spunti. Ci sarebbe da parlarne per ore e ore. Voi accattatavillo, leggetevelo e poi ne ridiscutiamo. Chiudo con tre brevissime considerazioni su Amleto De Silva e il suo lavoro. prima considerazione: nato a Napoli, cresciuto a Salierne, attualmente cittadino romano, forse, per Amlo, vale il discorso sulla triculturalità che fu per Svevo: è burino, vrenzolo, furbo e intellettuale allo stesso tempo. E lo apprezzi anche e soprattutto per questo. Mi verrebbe da paragonare la sua scrittura, in maniera particolare ad una autore, ma ho paura di fare lo stronzo, quindi taccio. Come ho già scritto, cita scrittori, filosofi, scienziati e ubriaconi, che sono un po' la stessa cosa. La sua è una filosofia che va “esercitata al tavolo di un bar, di notte, dopo il quarto o quinto Martini”. seconda considerazione: quando sono andato a cercarlo la prima volta, in libreria i libraioli non sapevano manco di cosa stessi parlando, eppure ce l'avevano lì davanti agli occhi. Per sfregio, alla fine, sono tornato a casa e l'ho ordinato su ibs, con un 1,50 € di sconto e la spedizione gratuita, grazie a bonus acquisiti in questi lunghi anni di ordinazioni. Poi dicono che diventano tutte patatinerie. ultima considerazione: per la satira velata, per l'ironia e l'indagine scatologicamente antropologica, per com'è scritto e tutto il resto, per il titolo e la copertina accattivanti, Stronzology è un bel libro. E per quanto possa contare il mio parere, per quanto possa contare io, statemi comunque a sentire: se non ve lo leggete, siete proprio degli stronzi. 1tutto il virgolettato è tratto proprio da Stronzology.
2 Comments
È da un po' che latito dal blog, ma dubito che a qualcuno sia fregato qualcosa. Qui ci scrivo un po' quello che mi pare e nel modo che più mi aggrada, quindi può capitarmi di restare in silenzio. Sarò pure logorroico, è vero, lo ammetto, ma non a sproposito. Torno a scriverci qui sopra, e lo faccio raccontandovi un po' di sabato scorso, delle riprese dell'ultimo cortometraggio dei The Jackal, andato in onda ieri sera, durante la trasmissione AnnoUno. Che fosse un qualcosa di nuovo lo si era capito già sul set. L'argomento, in fondo, lo richiedeva. Però, aspè aspè, non voglio fare critica. Cioè, fondamentalmente, non ci capisco niente di riprese, recitazione e compagnia bella. Al massimo, posso solo dire se mi è piaciuto oppure no, tuttavia, visto che il mio sarebbe un giudizio mosso dal gusto, in fondo, perché dirlo? E poi, sarei di parte: ho passato una giornata intera insieme a loro, a cioncarmi di freddo in quella chiesetta, e come potrei parlarne male? Posso dire che c'è tanta cazzimma in La prima chiesa gay. - Ah, già, dimenticavo: questo è il titolo del corto. Che a scriverlo così sembra di parlare di qualcuno affetto di nanismo. Perché cazzimma? Non lo so, ripeto: per quanto abbia potuto più o meno capire le citazioni e apprezzare il linguaggio usato, no, non sono un cinefilo, tutt al più un cinofilo, e comunque non distinguo una razza dall'altra. Forse è che ho paura a usare il termine satira. Se ne abusa fin troppo. Crozza fa satira, Pippo Baudo fa satira, io faccio satira, quella che in primo superiore non me l'ha voluta dare, ancora oggi, sa tira... mmm... sì... ecco, questa, per esempio, è una freddura, mal riuscita, è vero, ma non satira... capito? Comunque, lasciamo stare tutto questo. Elogi, apologie, annunciazioni, recensioni e dichiarazioni di guerra lasciamole a chi fa questo di mestiere. Dovevo parlarvi di Sabato, non del corto in sé per sé. Sto fatto di rispettare i propositi non l'ho mai capita, ma tant'è. Lo sapete che ho fatto la comparsa, no? Ma sì. Vi ho già sfrantecato testicoli e tubedifalloppio sulla mia pagina ufficiale (quanto è figo dire la mia pagina ufficiale ?). Il fatto è che la giornata di Sabato mi ha dato da capire tante cose. - Per esempio cosa? - Beh, che con sacrificio e volontà si può arrivare dovunque. - È retorica questa? - Solo per chi non ci crede. Seguo gli Sciacalli praticamente da L'ultima trillata, girato, probabilmente, con la videocamerina dei primi cellulari targati 3. Ve li ricordate? Se te lo mettevi in tasca, ninfomani e vecchie in calore ti guardavano con insistenza tra le gambe. Dal gioco, sono passati a fare sul serio. L'ho detto, mi ripeto, non sono un esperto, ma è evidente che i ragazzi non usino più le fotocamerine dei cellulari. Poi rigore e professionalità sono tangibili, anche laddove la voglia di divertirsi è restata immutata. Sono partiti dal niente e si sono inventati un mestiere. Tieni presente la scena in cui Don Marco parla ai fedeli? Ecco, tu non li hai visti, non li vedi, non li hai potuti vedere, ma fuori dal campo c'erano/ci sono fonici e addetti alle luci, appesi alla meglio e un po' dovunque, per dare il giusto suono, la luce perfetta. Mica è una pazziella... eh no! Ci sarebbe da invitare politici e benpensanti sui loro set. Voglio vedere proprio chi avrebbe il coraggio di parlare di italiani bamboccioni o troppo choosy. Parlo così perché sono del mio territorio? Non lo so, non so nulla di quello che mi passa per la testa, ma se così fosse, per una volta, lasciatemi fare un po' il campalinista. Certo, è stato snervante – e lo è ancora oggi - sentire tutta quella gente che – un po' per imitazione, un po' per goliardagine ( del tipo, fatemi fare il simpatico con i The Jackal )– ripeteva in continuazione doje fritture, sta' senza pensier, tt'appooost!, eccetera eccetera. Ma li si può perdonare, in fondo in fondo. A stare vicino ai propri “miti” si diventa un po' cerebrolesi, no?, è normale. Anche se dubito che, di fronte a un Cristiano Ronaldo qualsiasi, ci si metta a fare all'improvviso rabone, doppipassi e checcazzoneso. In fondo, i The Jackal sanno stupire, inventandosi nuovi tormentoni di volta in volta. Mi è già capitato di dover subire, nella home, tremila simpaticissime selfie di gente messa in pose ingenue e perfino il mio parcheggiatore abusivo di fiducia si è messo a fare il simpaticone chiedendomi due euro a piacere. Un po' di tempo e se ne inventeranno un'altra delle loro. E poi, se è stato snervante per me, figuriamoci per loro. Poverini. Tuttavia, che vuoi farci?, questo è il prezzo da pagare per il successo. E già, lo capisco. Pensa me per esempio: dopo la mia prova da comparsa consumata, già mi ha chiamato lo staff di Renzi per mettermi nel pubblico, per la sua prossima (?!) campagna elettorale. |
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March 2019
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