Napoli fa da sfondo. Anzi, da occhio che osserva, sa, ma tace. Le accarezzerebbe pure le sue creature, potrebbe pure provare ad aiutarle, ma c'è un patto inconscio con loro da rispettare. Come tra Dio e i suoi figli. Ok l'amore incondizionato, va bene la fede, ma c'è pur sempre il libero arbitrio. Che ha da combattere con l'odio, il sangue, la sete di potere, la rabbia, la vendetta, i proiettili che a spararli basta un niente, la convinzione che serva vestirsi da Tony Montana per sentirsi re del mondo. E non solo Napoli, pure Varcaturo e Castelvolturno, "lembi di terra dimenticati da tutti, ma non abbandonati da nessuno", tacciono, senza colpa, sfinite, come "una donna che viene stuprata ogni giorno, dieci volte al giorno". Quella raccontata in "Fore Morra" ( Fanucci Editore) da Diego Di Dio è la "Napoli antica e immortale", la "città implacabile e millenaria, fatta di spacciatori, ladruncoli, venditori ambulanti". Ma la camorra c'entra relativamente. Per la fiction dello scrittore, boss, pali, spacciatori e capuzzielli servono così come servono le storie di gangster per gli sceneggiatori americani. Perché c'è anche tanta pellicola tra le pagine di Fore Morra. Come in qualsiasi thriller che si rispetti, flash back, cliffhanger, interruzioni e riavvolgimenti repentini sono tessuti perfettamente lungo i bordi della trama a cui Alì e Buba, di fatto i protagonisti, si aggrappano per non cadere giù. Ma c'è quel quid in più che fa di Fore Morra un racconto che va oltre al thriller. C'è la vita umana, ci sono i volti, c'è la terra. Diego di Dio ne tesse due di trame. Lentamente, in parallelo, scorrono verso la stessa foce. Il climax è lì, la tensione è alta, ne sei trascinato, fino alla fine. Al punto di incontro ci si arriva attraverso numerosi e sofferenti cambiamenti di Alì: resistere è anche capacità di sapere attraversare la strada ed entrare nella porta di fronte [...] cambiare universo, adottare un altro alfabeto, modificare lo spazio-tempo. Abbandonata, odiata, usata come merce di scambio, questa è parte della storia di Alì, ma pare il destino di Napoli: "cerchi di luce e zone d'ombra senza lampioni, ecco cos'è questa via. Ecco cos'è questa città". Come al solito, mi fermo a due passi dallo spoiler. Molte volte ho letto libri di cui già conoscevo, giù di lì, finale ed intreccio. Il piacere della lettura è anche nel come quella storia viene raccontata: mi riferisco allo stile certo, ma anche a quegli espedienti, gli escamotage, attraverso cui uno scrittore aggira quella che Kafka chiamava compromesso; uno scrittore, qualsiasi, bravo o meno che sia, in fase di scrittura, si troverà sempre di fronte al pericolo di sciogliere l'intreccio con un fiacco compromesso narrativo: un sortilegio magico, un incontro fortuito, lo squillo del telefono, il ritorno imprevisto di un alleato creduto morto. Il talento sta nel non tradire il patto finzionale, col lettore, rendere il tutto credibile. Ecco cosa fa forte un romanzo: trama, stile e verosomiglianza (paradossalmente possibile anche in quei generi, come i Fantasy, in cui la sospensione dell'incredulità è, di fatto, trascendentale, ma questa è una discussione troppo lunga per essere affrontata in questo blog). In Fore Morra, a parer mio, Diego di Dio riesce a tenere in pugno questi tre elementi, aggirando egregiamente il compromesso:
In sintesi: mi è piaciuto tanto e non vedo l'ora di parlarvene con l'autore, Venerdì 17 Febbraio, alle ore 17:30, presso la Libreria Mooks, al Vomero. Diego Di Dio è nato nel 1985. Con un trolley sempre appresso ha vissuto a Procida, Napoli, Roma. Attualmente vive a Formia con la sua compagna, due bimbi e un maltese di nome Bob. Si è laureato in giurisprudenza con la tesi Il mercato dell’editoria, successivamente pubblicata dalla Primiceri Editore. L’anno successivo alla laurea ha frequentato, a Roma, la scuola Oblique per redattori editoriali, mantenendosi nel frattempo con lezioni private e collaborazioni sporadiche con case editrici. Nel 2015 ha fondato l’agenzia letteraria Saper Scrivere, con la quale adesso lavora a tempo pieno. Come scrittore ha pubblicato, con il Giallo Mondadori, i racconti I dodici apostoli, Il canto dei gabbiani (menzione d’onore al Gran Giallo Città di Cattolica) e L’uomo dei cani. Ha vinto, per due volte, il premio Writers Magazine Italia, con i racconti C’è ancora tempo e Il trampolino. Ha vinto, inoltre, il Nero Premio con il racconto Il coltellaio e il premio Mario Casacci (Orme Gialle) con il racconto La signora. Ha pubblicato, con la Delos Digital, i racconti thriller Scala reale e La bambina della pioggia. Risale al 2013 la sua raccolta di racconti noir, È tempo sprecato uccidere i morti, per i tipi della Dunwich Edizioni. Fore morra è il suo primo romanzo.
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