Premessa: sono due tre giorni che canto "9 Maggio".
Premessa dovuta perché leggo di chi, quasi per scusarsi del fatto che sta merda gli sia entrata in testa, arriva a scomodare parole come 'genio' e 'artista'. Un modo errato come un altro per lavarsi la faccia dallo scuorno, senza ammettere che ci si è fatti inchiavicare le cervella. Perché credo che sia merda: per me è merda qualsiasi cosa voglia provarmi a prendermi per il culo e, visto che la sto cantando da tre giorni, Liberato ( o chi per esso) ci è riuscito alla grande. Guardo sotto le scarpe e, sì, qualche merda l'ho pestata. Oppure sono tanti quelli che dicono che, in fondo, dopotutto, funziona, termine che può significare tutto o che significa fin troppo, quasi ancora a voler giustificare una cagata che però, siccome ha accalappiato il cervello di tanti, pure il loro, allora ti giustificano qualcosa che, dai, dopotutto, vi dicevo, funziona, quindi è ok. Già, pure il Mc Donald funziona, no? Un panino di merda, fatto con della carne di merda, che costa un cazzo, che però è fast food, che puoi mangiare veloce veloce, quando vuoi e che, dopotutto, alle papille gustative non fa tanto schifo. Anzi, per delle qualità organolettiche o chissacosa, riprodotte in laboratorio, quel panino di merda ti sembrerà proprio buono e ne vorrai sempre di più e, quindi, dopotutto, "9 Maggio m'e sciarmato". Noi lo sappiamo bene che è merda, che a confrontarla con qualsiasi piatto fatto in casa (anche se non sai cucinare) fa più male e fa più schifo, però, ogni tanto, che fa? Mica si può sempre mangiare bene. E c'hai ragione. Ogni tanto, un po' di schifezzella ci fa stare bene. E non fa niente se è fatta con la merda. Oh, al Mc Donald, sia chiaro, ci va - raramente, quasi mai, diciamo una volta all'anno - anche chi vi scrive ma tra il devo riempire lo stomaco e il mmm che buono ci passa una cazziata di Antonio Cannavacciulo. Ho capito Calcutta, ho accettato Fedez e ho sorvolato a fatica e con dolore su Rovazzi ( e, di fatto, nessuno dei tre mi dispiace) ma qui, lasciatemi dire, qui no. O meglio, capisco anche Liberato, so bene perché vi piace, perché piace e pure perché non mi esce dalla testa: è proprio come col paninaccio Mc Donald. Mezzo morso e non puoi farne a me, nonostante faccia schifo. Come le sigarette, come l'alcol, come la droga. Ognuno sceglie di che morire. Ognuno sceglie di che sballarsi. Cioè, un tiro di marjuana ti far star bene, ti rilassa, anche se non è felicità. Non naturale, perlomeno. Ognuno è libero di godere del tipo di felicità e leggerezza che vuole, purché non si scordi che è felicità artificiale. Non voglio che passi che sono contro le droghe leggere, assolutamente. So bene anche delle proprietà terapeutiche. Di fatto, non sono nemmeno contro la musica di merda ( sennò non promuoverei la mia: ah ah ah ), purché non mi prenda per il culo e mi devasti giudizio e gusto. È questo che vorrei fosse chiaro: la viralità, il fatto che qualcosa abbia qualità massmediali, non è detto abbia qualità artistiche tali da poterlo definire geniale, a meno che non sia di Andy Warhol. Beh, fosse così, bisognerebbe leggerla in un'altra maniera e pensare che i due brani ( aperta e chiusa parentesi) proposti da Liberato non siano altro che un miscuglio di una particolare cultura pop o subpop. Ma è così? L'operazione di Andy Warhol ha visto sì una rivalutazione-ricollocazione democratica dell'oggetto merce all'interno del mondo-arte ma non senza una totale trasformazione dello stesso, creando in tal modo del nuovo, e non senza anche una sua sarcastica e sfrontata parodia. Quindi non senza anche una piccola presa per il culo che, a dirci la verità, per non prenderci troppo sul serio, non può fare che bene. Ed io non voglio prendermi sul serio. Ma è quello che stanno provando a fare con Liberato? Ci stanno prendendo artisticamente per il culo? Non lo so. Di fatto, con la scusa del pop, del democratico, della democraticabilità dell'arte, si rischia di accettare tutto senza se e senza ma: la cocacola, la DeFilippi, Xfactor, le big bable, Benji e Fede, Alessio e Raffaello, il giapponese. Il rischio è che il "Non bisogna demonizzare il pop" ( e di fatto non demonizzo il pop, ma ciò che si fa in nome suo, così come non è la fede in Dio che mi manca, quanto in chi fa certe cose in suo nome) is the new fantomatico voltaireiano e ogni tanto inopportuno "non sono d'accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu possa dirlo". Ma se Liberato fosse - come dicono alcuni/ a quanto pare - un protagonista di Gomorra 3? In questo caso, chi vi scrive si arraperebbe. L'idea di aver creato e dato vita-respiro ad un personaggio-maschera(?), alla ricerca del suo posto, del suo palco, del suo autore, prima di inserirlo nella fiction, saldando il patto finzionale con lo spettatore, aumentando il livello verità/realtà della narrazione, abbattendo completamente l'elemento di incredulità , beh, sarebbe sì, non solo una grande operazione di marketing, ma anche una meravigliosa operazione letteraria di una squisitezza che pure Antonio Cannavacciuolo acconsentirebbe.
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March 2019
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