Non so com'era prima. Certo, me l'hanno raccontato, ma non è la stessa cosa. È che sono pieno di voglie, troppe. A volte mi sento come uno stranissimo uomo vitruviano: troppe gambe per una sola strada, troppe mani per un solo pe...so. (lo so che l'avete pensato. Ho voluto solo anticipare la vostra malizia e se così non fosse, significa che il malisizioso sono io). Troppe voglie per una sola vita, o possibilità: chiamatela come volete. Il cuore è sempre uno, in ogni caso. Troppo poco. Da qualche parte devo pur metterla quest'ansia di voler fare. Una canzone, un racconto, in queste parole. La metto lì, tutta accatastata, a mio modo, e non importa se non avrò uno spazio dove cantarle le mie canzoni, e non importa se non ci sarà un editore a stamparle le mie parole, e non importa se non ci sarà nessuno a leggermi o ad ascoltarmi. Importa fare, importa essere lì a costruire. Cosa? E che ne so. Un pensiero, uno stile, a mettere semplicemente ordine. Un'idea qui, un'idea lì. In settimana, un ragazzo mi ha chiesto gli accordi di una mia canzone, così, per suonarsela da solo, per farla ascoltare agli amici. Questa cosa – è impossibile negarlo - è una di quelle cose che ti apre il cuore. Ti fa pensare, allora qualcosa di buono c'è. Poi penso che per scherzo mi son messo a trovare gli accordi di una Mucciaccia troppo Segsi, e l'emozione si spegne in un che cazzo. Sì, lo so. Sono troppo vulnerabile, troppo egocentrico, troppo lunatico, troppo cheansia. Che vuoi farci? L'ho detto o no che sono come l'uomo vitruviano? Queste troppità devono pur essere giustificate in qualche modo, o no? A che serve scrivere le canzoni? A volte me lo chiedo, a volte no. Anzi, il più delle volte non ci penso. Scrivo e vado, senza freni, senza pensarci, come un fottuto commercialista di un fottuto politico che s'affretta a fargli rimborsare un pacchetto di vigorsol air: senza pensarci tanto. Sì, il 99% delle volte non ci penso. Però quando ci faccio caso, eh, sono volatili amari. Non pensi che forse l'ascolteranno solo tua madre, tuo padre, forse la tua ragazza, se ti va bene. No, non lo pensi, perché in quel momento te ne freghi di tutto e di tutti. Diventi un megalomane di dimensioni spropositate. L'unico a godere sei tu, e chissene se dall'altra parte non c'è gemito, non c'è orgasmo. Nemmeno te lo crei il problema della prestazione, della performance. È come avere tutti i piaceri del sesso, ma è tutta una masturbazione di idee e concetti. Intanto, non puoi mica sbattere la testa su un solo percorso? No, cioè sì, potresti, tutto è possibile, però poi se fallisci? Da abile asfaltista quale sei diventato negli anni, hai imparato a tenere con cura quelle due, tre, quattro strade parallele/alternative che poi, diciamocela tutta, sono quelle che gli altri vorrebbero che seguissi. Senza distrazioni e a occhi aperti. Perché sono troppi i èBellaLaTuaCanzonePerò, ugualmente numerosi gli InteressanteIlTuoProgettoMa. Ti butti a corpo morto su ogni possibilità vagamente lavorativa. Ti trovi di fronte a migliaia di concorsi. Non ci credi, ma li fai. È tutta una farsa. Ma poi cambieranno la legge, e sarai fuori comunque. Prenderanno sempre gli stessi però provare non costa nulla, o quasi. Il cane abbaia, ma non morde... e cose del genere. Leggi i bandi di concorso, ti metti le mani nei capelli, sgrani gli occhi, scorri col dito su tutti i requisiti richiesti. A ventisei anni non li hai tutti. Soprattutto se a ogni colloquio ti rispondono che cercano esperienza. La solita tiritera: come faccio esperienza se....? A parità di merito, prima di te vengono i capifamiglia con nuclei numerosi, i reduci di guerra, i feriti di guerra, i caduti di guerra, nipoti con genitori che hanno avuto nonni che hanno combattuto contro l'impero Austroungarico, cugini di ottavo grado del terzino destro del Napoli del '76, Christian Maggio (che è un po la stessa cosa) e Paolo Brosio. ( scusate: questa divagazione c'entra poco con la domanda a che serve scrivere le canzoni... d'altronde, altrimenti, non sarebbe una divagazione... però c'entra un po' di più con i ritornelli...) A che serve scrivere canzoni? A tenere il tempo. Il tempo che passa tra un'esibizione all'altra. A riempirlo con caterve di fonemi, morfemi, globuli rossi e golobuli bianchi. Piastrine? A quantità. E pure note, stonature, rabbie, lacrime, congiunzioni, tanti se forse sai mai però e chiPiùNeHaPiùNeMetta. A giocare, a scoprisi sempre sulla scia dei sogni, come i bambini. A scoprirsi passo passo un po' più vecchio, un po' più in ritardo. A scoprisi e non avere ombrelli, pensiline, tetti, cappelli... così, in balia del ... tempo... E in tutto questo, comunque, perdinci!, posso ritenermi fortunato. E lo sono per davvero. Non è retorica democristiana alla Jovanotti. Fono davvero un ragaffo fortunato, tuttofommato Le mie sono solo patologie, attimi di schizzofrenia. Fchiffofrenia. A che serve scrivere? A sopportare il cielo, la sua distanza, lo spazio che c'è tra le nuvole e la merda sotto alle scarpe. A buttarseli alla spalle, una volta tanto, la noia, il cinismo e tutte quelle schifezze lì. A farti una cazzo di risata, una volta tanto. A immaginarti lì, proprio lì, di fianco ai tizi di cui stai lì lì inventando i caratteri. Che poi ci andrai d'accordo, perché sono tali e quali a te. Che poi ci litigherai, perché sono fin troppo uguali a te. A che serve? Ti guardi intorno. Ascolti. E pensi cose del tipo: sono io presuntuoso oppure ...? Nono, sarà sicuramente così. Sono io ad essere troppo presuntuoso. Non può non essere così, altrimenti sarebbe tutto un'ingiustizia. A che... a che serve scrivere le canzoni? Non lo so, ma serve a me. Non fate così, non arrabbiatevi. Davvero non lo so, però dopo due post come quelli precedenti, volevo darvi il benvenuto nella mia testa. Che è così, niente di più, niente di meno. Prego prego. Fate con comodo. E attenti a pulirvi i piedi prima di entrare. E quando uscite, se ve ne andate zitti zitti, almeno, lasciatemi un biglietto. Potreste essere di ispirazione.
12 Comments
13/9/2014 12:11:31
Giusto. E' un gioco, innanzitutto. Ma qualunque sia l'effetto o la ragione che ti spinge a giocare così, piuttosto che costruire modellini di aerei o collezionare tappi di birra, i giochi vanno condotti con serietà, professionaità, Cioè il gioco non implica menefreghismo, caos, l'accettare e legittimae il risultato dell'istinto come espressione massima del "vero me"!
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13/9/2014 12:18:22
è sicuramente un parto artigianale. o meglio, dopo il processo intuitivo va riealaborato in laboratorio, nel senso in cui laboratorio sta per "utilizzo dei mezzi retorici, computazione metrica, accenti messi per bene e non ad capocchiam ecc".
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Mauro Boccuni
13/9/2014 12:27:43
Bravo! E' importante scegliersi i Maestri che uno "si merita" :) A parte le battute, sono tutti dei riferimenti per un nutrito lab a tanti livelli. Dai, scendi nel dettaglio. Prendine uno a cui pensi spesso e dicci cosa gli imiti. Perché, mi auguro, che tu imiti e rubi senza pensarci due volte. Altrimenti nn c'è gioco che tenga. 13/9/2014 12:34:46
ma non lo so. nelle canzoni tipo barbara, parpare eppà e simili, il motivetto, il gallo, il riferimento multiplo. un miscuglio di teatro canzone e rap in maniera particolare. un recitato filastroccato con giochi di parole e invettive ironiche che, nel rap è molto presente. però tendo a recitarlo di più come nella teatro canzone... non lo so sinceramente. questi sono discorsi a freddo... col senno di poi... ma io mi siedo e scrivo e poi - a volte, non sempre, aggiusto.
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13/9/2014 12:50:43
Un Dario Fo, Jannacci, Cochi e Renato, Seergio Endrigo con Rodari? O sono fonti conosciute, ma lontane da te? Cioè questo modo di scrivere le canzone elencate da quale particolare esperienza può essere venuta fuori? O cosa può averla metabolizzata?
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Francesco Amoruso
13/9/2014 19:37:35
Ma non lo so. certo ho ascoltato tanto jannacci, tanto gaber, gli altri so qualcosa, non tantissimo. questo modo di scrivere che ho non ne ho proprio idea. da piccolo ascoltavo tutt'altro. tipo non faccio mistero del fatto che sotto al naso mi passasse più d'alessio che gaber. poi un giorno ho conosciuto la chitarra, pino daniele e bennato sono stati il primo approccio, ma non li ho studiati neanche così tanto in profondità... poi non lo so. cioè davvero non lo so.
frè
13/9/2014 13:44:19
Fra, io credo che ogni tanto mi verrò a rileggere queste cose.
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Francesco Amoruso
13/9/2014 19:34:32
scusami, ma frè sta per ?
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frè
14/9/2014 09:56:44
Sono Alessandro Freschi e leggerò di tanto in tanto perché mi piace come scrivi, quello che scrivi, sono cose che sento anche io ma ogni tanto me ne dimentico, perciò, di tanto in tanto, tornerò ;)
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Francesco Amoruso
14/9/2014 16:33:35
ti giuro che poi dopo l'ho pensato fossi tu. avevo dimenticato la tua firma sui tuoi quadri :P
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Patty
1/3/2015 03:42:50
E quindi? .. Dove sei? .. Che fai? Francè! ☺😊
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Francesco Amoruso
1/3/2015 03:48:56
che faccio? cerco di non pensare a cosa serva tutto ciò :)
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