Accade in tutte le città, è vero, ma a Napoli di più. Se una cosa funziona, meglio non dirlo. Se l'artista XxX va alla grande, bisogna nasconderne la provenienza, altrimenti apriti cielo, sai quanti secchi di occhi secchi? Una vrangata. Insomma, lo diceva pure Nino Taranto, no? Se a Milano o a Pordenone, un milanese o un pordenonese comincia ad avere dei successi, tutti i milanesi e tutti i pordenonesi sono felici del loro concittadino e lo portano in alto manco fosse un loro parente. A Napoli&provincia, spesso, tutto ciò non accade. Perché? non lo so. È così e basta! Oddio, cioè, mo questo rischia di diventare un altro luogo comune, uno di quelli che tanto male fanno alla nostra bella città, però è innegabile che, se l'umanità tutta è un'invasata concentrazione di invidiosa caperitudine cosmica1, a Napoli, tutto, ma proprio tutto, è un po' di più. Perché a noi piace abbondare. Nel bene e nel male. Ci è proprio nel DNA. Benvenuti nella città delle apparenze e dell'esagerazione. Tutte le città d'Europa hanno metropolitane funzionanti ma esageratamente il cesso? Fanculo tutti, noi dobbiamo avere la più bella dell'universo esteticamente parlando, ma il cesso in termini di servizi. È la città dell'apparenza esagerata, ve l'ho detto. Per esempio, da Michele trovi la tradizione, che è anche un po' il rifiuto ad ogni tipo di esasperazione gastronomica che io chiamo wurstell&patatinutide, eppure... eppure anche da lui c'è la doppia mozzarella, perché – vedete? ve l'ho detto io – la mano pesante ce l'abbiamo proprio nel DNA. Non so dire da dove nasce questa esigenza, e a dire il vero non è che me ne freghi poi tanto, ma so che brucia arde e freme. La mia è solo una personale constatazione, non ho la presunzione di farne diventare un assioma universale, e nemmeno ho idea di cosa penserebbe Steve Jobs in merito. Neanche me lo chiedo. Però, probabilmente, avesse potuto scegliere, piuttosto che morire così com'è morto, avrebbe preferito schiattare in una doppia mozzarella di Michele. E come dargli torto? Altre volte, la situazione di Napoli è rapportabile all'opera di restauro dell'albergo dei poveri. Bello, nuovo nuovo, davanti. Sgarrupato, dietro. Però è un'esagerazione la mia, forse. Di quelle esagerazioni da comico che vuole ad ogni costo strappare la risata. Forse. D'altro canto, qui non puoi fare una critica del cavolo che tutti ti puntano il dito contro. Che caz.... ehm...no... scusate...volevo dire che diamine! ( Ogni tanto, devo censurarmi ... mi hanno detto che sono troppo volgare). Napoli è così: se parli bene della pizza, del sole e del caffè del Gambrinus, è tutto ok, altrimenti sta atteno che fai la fine di Troisi in No grazie, il caffè mi rende nervoso. Altrimenti sei juventino. Altrimenti sei antimeridionalista. Altrimenti "vai contro alla chiesa". Altrimenti sei ateo. Altrimenti sei Roberto Saviano. Altrimenti sei sionista. Altrimenti sei comunista. Altrimenti. Già mi sento il viso contornato di angelici raggi di falangi. Ma questo è un altro infamante pregiudizio, però. -Alla forca il signor Francesco Amoruso! -No, no. Calma. Chiedo scusa! D'altronde, a voler essere sincero, di recente, la metropolitana non mi sta dando noie, anzi. E non lo dico perché, grazie a Videometrò News Network, la giornata di tutti è più lieta con “Il motivetto”. (“Es.Pi.O.Ti.”). No no, giuro. Se dico certe cose, cioè se sono critico, è perché adoro Napoli, è chiaro. Lo faccio a fin di bene. Cioè, capito? Per me Napoli è mammà, e si sa che le mamme so' piezze 'e core. Non mi faccio pubblicità a discapito di mia madre. Sarei una digievoluzione della fusione tra un avvoltoio, uno sciacallo e un parassita. Però non si può negare che, a Napoli, se hai ciorta, devi stare attento alle male lingue, e se sei scaramantico, uno di quei tipi che non ci crede ma non si può mai sapere, lottare contro questi plotoni di jettatori/gelosoni significa attrezzarsi di tutta una serie di gadget, senza dimenticare la gamma dei rituali annessi. Vincerla, questa battaglia, è possibile, ma è necessario tu sappia che è lunga e dispendiosa. È vero, c'è pure quello che parla di cose che veramente pensa. Cioè, veramente gli fai schifo. Però, facendo una statistica congetturale ( altrimenti detta alla cazzo di cane), in una stanza di dieci persone, il campione di rarità, quello affetto di coerenza e sincerità cronica, è fuori a fumare. A Napoli può capitare che dei ragazzi possano far successo su internet grazie al loro talento, per esempio, oppure che un giovane riesca a giocare in serie A con la squadra della sua città, di esserne l'unico rappresentate, e comunque tutto ciò potrebbe non bastare per metterci d'accordo. Però il bidet l'abbiamo inventato noi. E pure il primo treno. - Oh, non ti scordare della pizza. - No, no, non me la scordo! - Va be', dai, non esagerare. Questo capita e può capitare ovunque. - sì, ma a Napoli di più. Però, dai!, siamo seri. Perché non dovrebbe essere normale la critica? Se una cosa non ci piace, è giusto dirlo. Fare critica è naturale e fa bene ad ogni età, non c'è niente di morale e beato chi la fa ♪ - Sì, però a Napoli di più. E comunque, non si può parlare di qualcosa che subito si rischia di cadere in un 1000000000 di contraddizioni, e si è costretti a spiegarsi ogni volta. Fondamentalmente, a Napoli non puoi fare e dire niente che ti piovono critiche. Mi ridite che capita dovunque? Sì, ma a Napoli di più. Quindi, a sto punto, che ce ne fotte? Meglio fare quello che ci pare. ♪Ma preferisco che in questo disco si parli di ciò che strapiace alle masse, del resto io me ne infischio♫ ♪ Per esempio, domani alle 17.30, presento il disco nella sala Cavallo di Marano. Siete tutti invitati a venire e a comprarvi il disco. Dopo, per festeggiare, andiamo da Michele per mangiarci una pizza. Io come la prendo? Con doppia mozzarella, ovvio. ES. PI. O. TI. 1caperitudine: inciucio calunnioso, tipico della capera.
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