Ammetto la mia ignoranza: non conoscevo Gianmaria Testa. Lo scopro solo ora. Troppo tardi direte voi, può darsi. Anzi, certamente è così. Certo, non è che mo uno muore e quindi devi far vedere che ti piace per forza ché è necessario per far bella mostra di sé con gli amichetti indipendenti della scena indipendenteUnEttoEpocoMenoCheFaccioLascio. Semplicemente, scoprendolo, ascoltandolo, mi è venuto da pensare che l'unica cosa di "buono" che può fare la morte è darti alla storia. Già, perché si va via e di noi non resta altro ciò che si è fatto. Certo, rimane la polvere, il silenzio, qualcuno che farà i conti col dolore, con l'impresa delle pompe funebri, le grida, lo strazio, la sepoltura, poi l'assenza, già, il vuoto, ma poi passa il tempo, ci si fa il callo, e qualcuno si dimentica di te, ti mette in un angolo, dietro il disimpegno, poco dopo l'inconscio e di te, di noi, non resta che la storia, ciò che tu hai voluto dare di te, ciò che noi abbiamo voluto dare di noi. Per questo, fate, coltivatevi, producete: arte? Macché, non solo, dico solo realizzatevi!, fatelo con tutte le vostre forze. Con le unghie, con i denti, coi calci, Pretendetelo! Nell'arte, si sa come funziona in certi casi: quelli che di te avevano un giudizio snob, offuscato dalla gelosia, dall'ignoranza o dalla cecità, decanteranno poi le tue grandi qualità incomprese. O forse no. No, assolutamente. Diventerai un autore minore di un'epoca minore di un secolo minore in migliaia di miliardi di milioni di anni in cui, in generale l'uomo non conta a un cazzo, figurati tu, il cui pensiero quotidiano più assordante è che devi affrontare gli esami, devi pagare l'affitto o che sono giorni che non riesci ad andare al cesso come si deve. Le cose importanti, queste sono: scendere per strada, fare due tre chilometri a piedi, respirare a pieni polmoni merda di cane, bile d'automobile e, se ti va di culo, un po' di tempesta di primavera; dire di sì, togliersi gli orecchini, mettersi gli orecchini, trovare un modo per poter dire di no, avvinghiarsi al culo di qualcuno, trovare una vita, la tua, quella sacra, in cui poterti gettare e dire bene, adesso vi faccio neri; mettere mano allo stomaco, scavarlo, inciderlo, trovarci ancora un po' d'anima ancora integra, deriderlo, deriderti, sorridergli, sorridere, sorriderti e fare sì con la testa, piangere, crederci, e allora insistere, desiderare di avere un figlio, insegnargli tutto questo e tutto quello che imparerai avendo a che fare con lui; desiderare di tornare indietro per non commettere più nessun errore, anche se hai detto, ti sei detto, che non varrebbe la pena, faresti tutto tale e quale di nuovo, ché la merda, la puzza, l'errore, tutto è serve per capire, distogliere il capo, imparare. Vivere. Già, con le unghie, con i denti, coi calci, ma vivere. Nessuno può cancellare ciò che hai fatto, nemmeno la morte. Quindi date retta a me: fate, coltivatevi, producete, ché se non è questo il tempo per voi, voi sarete il tempo per qualcun altro dopo di voi. Ché, per come stiamo combinati, quando fra un milione di anni, o anche meno, una nuova civiltà ci guarderà dall'alto dei loro secoli di civilizzazione e analizzerà quella nostra, studierà le nostre corse futili, cercherà di capire il nostro denaro, si confronterà con la nostra cultura di massificante livellazione verso il basso protesa alla promozione del fatuo inutile e mediocre, allora sì che saremo rovinati. Ma saremo da tempo già polvere di polvere, direte voi. Chessenefrega. Eggià. Chissenefrega.
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March 2019
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