La valigia è pronta, i capelli e la giacca sono a posto, la barba non tanto. Non aveva avuto il tempo per radersela che s'era svegliato troppo tardi. Per il resto era tutto ok. Si era guardato allo specchio poco prima di scendere e si era piaciuto sul serio, nonostante non fosse abituato a vestirsi in quel modo. Un solo neo: senza i suoi orecchini si sentiva un po' più insicuro, meno se stesso, ma era certo che sarebbe riuscito a non darlo a vedere. Per certi lavori, la sicurezza è tutto. Spalle dritte, voce ferma e convinzione a incendiare l'iride in stile Mila&Shiro Sì, sì... Ce l'avrebbe fatta. “ho un cazzo grosso così e adesso lo dimostro a tutti”. - Buongiorno, salve. Mano destra decisa, forte e sicura. Vai che ce la puoi fare! - Piacere, sono un rappresentante, un consulente commerciale, un tecnico-venditore. Peccato, hai parlato troppo. E poi aveva la mano più stretta, più forte e più sicura. Ha giocato meglio e ha vinto la partita. Pasquale ci era abituato, situazioni simili gli capitavano spesso. Certo, qualche contrattino era riuscito a metterlo su e, per essere alle prime armi, non stava comportandosi proprio male, anzi. Eppure... eppure qualcosa non andava. Era quel avere a che fare coi “Titolari”, strani esseri mitologici dall'aspetto vagamente umano? La vacuità di certi approcci? Le risposte senza senso spesso irrorate da frasi sgrammaticate e tuttavia pretenziose e arroganti? o forse , più semplicemente, era lui ad essere fatto per altro? A volte, càpita. È un puro fatto di pre-disposizione. E d'altronde, mica è colpa sua se tira più uno sgrassatore di mille parole stese in sinestesi o quello che ti pare... Non lo faceva apposta, ma si sentiva in colpa ad ogni fallimento. Con i suoi, con lei, con se stesso. Al peso della valigetta piena di cataloghi, si aggiungeva questo fardello. Una sensazione strana, come una fitta. E lo colpiva proprio lì, sulla schiena, alla bocca dello stomaco, nella testa. E succedeva così, senza preavviso, inaspettatamente, come un sinistro tra Apecar sulla Via Lattea, una grandine in una domenica d'agosto (cit), un venditore ambulante di calzini nella foresta amazzonica. Non lo faceva apposta, ma si sentiva pure fuori luogo. Pure? Sì, ma non lo faceva apposta, te l'ho detto. D'altronde, non poteva permetterselo di sentirsi fuori luogo. E dopo tutto, a pensarci, chi è che non lo è? Questa storia del mal comune mezzo gaudio gli piaceva, e in un certo senso - non ha mai saputo quale - lo ha sempre rassicurato. Tuttavia, quando inizi ad aprire e chiudere il portafoglio per sport, per il semplice gusto di tonificare i muscoli del metacarpo, lì, in quel preciso istante, ti rendi conto che è tempo di fare ilpescefuord'acqua, un ruolo tanto inflazionato quanto poco valorizzato. Certo, Pasquale avrebbe dovuto capirlo prima, è chiaro, ma non si sarebbe mai aspettato di dover fare i conti con una realtà digeribile tanto quanto la parmigiana di sua zia Carmela: che la sua era una generazione di perduti. La laurea è appesa al muro, le passioni sono ora hobby sparpagliati qua e là nella stanza... e spiccioli di speranze vanno nascondendosi tra le pieghe delle tasche, in mezzo a un mare di piccola neve di carta lavata. Una sera tornò a casa, stanco e felice a metà, per via di quattro appuntamenti andati a vuoto ma tre buone commissioni messe in tasca. Solo in seguito avrebbe capito bene, in termini di provvigioni, quanto aveva effettivamente guadagnato. Non importava capirlo subito. Tre buone commissioni significavano tre buone dosi di fiducia. Significava togliersi da dosso un po' di quel fardello. In tivù davano un brutto film. La cena non era ancora pronta. Sul divano c'era la chitarra. La prese, fece il primo accordo. Era accordata. Sul retro di una brochure del nuovo lavavetri della ditta, cominciò a mettere giù qualcosa, così, di pancia, tra un'intonazione e una mezza-nota presa di gola. Non se ne accorse, forse non se ne sarebbe accorto mai, ma quella sera scrisse una bella canzone.
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