In realtà, non è così difficile come si crede, credo. Cioè, basterebbe poco, che poi proprio poco non è: un bel programma, dei saggi che ti chiarifichino ogni piccola cosa, un professore che ami fare quello che fa (miracolo tra i miracoli), un'edizione fortunatamente pignola che, passo dopo passo, con passione (repetita iuvant), ti indichi pure il momento esatto in cui Manzoni, stanco di stare piegato sulle sue carte zozze d'inchiostro, ha fatto una pausetta, per sgranchirsi le gambe e per fumarsi un cannone*. Però, lontano dalla folla ché è agorafobico; magari a pochi passi dal figlio che sta giocando coi porcellini d'india. Qualcuno lo ritiene un lavoro pedante, forse resta comunque difficile avvicinare un liceale alle mille pagine e passa manzoniane, obbligandolo a stare lì a spulciare ogni singola nota per capire bene i corsi e i ricorsi di Renzo e Lucia. Probabilmente, a questo tipo di letture, continuerà a preferire altro. Un libro (qualsiasi), nelle migliori delle ipotesi. Non so cosa, nelle peggiori. Ma... Tralasciando le pur interessanti tarantelle o querelle - per dirla alla maniera dei francesi - tra chi ritiene i Promessi un capolavoro indiscusso e chi qualcosina deve dirla per forza, altrimenti si fermerebbe ogni tipo di validissima analisi, non si venderebbero più libri, si arresterebbe la ricerca, devo constatare che, grazie a questa edizione (diretta da Francesco de Cristofaro e realizzata da un'equipe multidisciplinare di studiosi della Federico II), dopo anni di tedio, odio, pregiudizio, schifo, finalmente posso dirlo: mi sono innamorato de "I Promessi Sposi". E non come quando, a piazza Bellini, bevi talmente tanto ché sei pronto a flirtarti la prima scorza di pelle, capelli e rossetto ti si avvicini (un'esplosione di passione ché ne rimarrebbe contenta la Lorenzin). No, è più come quando la tua compagna di classe vuole a tutti i costi uscire con te, ma tu la ripudi, semmai fai finta di niente, perché bruttina, mal vestita, in apparenza poco interessante, insomma un anatroccolo. E poi passano gli anni e qualcuno ti fa notare, con tanto di numeretto a piè di pagina, che sta maturando bene, si è fatta carina ed è - guarda caso - assai più interessante di quanto non lo fosse prima, l'anatroccolo di cui sopra. La differenza è che la letteratura non ha la cazzimma di vendicarsi per quello che (non) hai fatto quando tenevi 16 anni ed eri un idiota. Piano piano, se c'è l'amore ( e la salute), si recupera tutto. Più o meno.
0 Comments
Leave a Reply. |
RaccomandazioniQui leggerai racconti, idee, sfoghi, calembour, pasticci, riflessioni, soliloqui, turpiloqui e recensioni. Clicca per la Pagina
Archivio
March 2019
|