Una volta il pollice in su significava uscire illeso dall'arena. Tu guardavi in alto e se al capuzziello di turno giravano dritte, allora eri salvo. Almeno fino al successivo morituri te salutant. Tornavi a casa, ti toglievi l'elmo - o come diavolo si chiama lui -, lo posavi sul tavolo e poi ti preparavi a una grande mangiata di amatriciana, ancora tutto zozzo di sangue, piscio di leone e terra. Che poi, se accendevi la tivù, dopo una giornata di merda, nonostante la tua bella amatriciana a consolarti, scoprivi che la città era stata sotto assedio dei barbari, tifosi del tuo avversario nell'arena. Quello che hai ammazzato per avere salva la vita. E che vuoi farci? Tutto ha un compromesso. Oggi, il pollicione in su ha un altro significato. Si chiama like ed è diventata l'unità di misura per indicare il grado di bellezza di ogni cosa che Iddio ha creato. Più ne hai e più sei bravo, carismatico, intelligente e potenzialmente candidabile alle prossime primarie del M5s. Vale per tutti, soprattutto per i cantautori emergenti la cui consisitenza della forma e dei contenuti è – o deve essere - diversamente proporzionale al numero dei like che si prefiggono di avere. Attenzione. Sì, è retorica e anche un luogo comune. Forse. Credo. Ma, in generale, i like sono come le ciliegie, uno tira l'altro, nel senso che il primo è seguito da altri cento mipiace, purché ci sia un buon consenso massificato che, come ho fatto sottointendere poc'anzi, va comunque pilotato. Fin qui, nulla di nuovo credo. Lo ha scritto anche Tony Maiello e se lo ha scritto lui c'è da fidarsene. È un figlio dei talent, no? Che poi devo stare attento a quel che scrivo che sennò rischio di inimicarmi qualcuno. - ma chi cazzo lo legge il tuo blog di merda? E pure c'hai ragione tu, però una cosa devo dirla: non riesco proprio a fare il leccaculo. Nulla contro di loro, sia chiaro. Anzi, li stimo per la capacità che hanno di preservare la specie e di aizzarsi socialmente di volta in volta, di culo in culo. Io non ci riesco, ed infatti navigo tra i rimasugli del sottosuolo civile. Loro riescono dove tu nemmeni immagini e per questo c'è solo da ammirarli. E li ammiro anche per la capacità con cui lavorano alla luce del sole, fregandosene dell'opinione altrui e dell'alito smascherante che sa di merda. Copulano e si riproduno sin dalle scuole superiori, imparando ad accordare la propria opinione a quella del docente di turno. Lavoratori indefessi, il più delle volte – ma non sempre, sia chiaro – vivono di ignobili espedienti ( occhiolini, sorrisini, caffé, condivisione di link e pareri) per sopperire a una mediocrità evidente a chiunque, perfino a loro. Nulla di male ad essere dei mediocri, eh. Uno fa quello che può e, infatti, è proprio perché sono consapevoli di essere dei mediocri, che i leccaculo sviluppano questo astuto meccanismo di autoconservazione che, a volte, permette loro di arrivare finanche alle più alte sfere del potere mondiale. Ma sono pochi quelli che riescono effettivamente a scalare la montagna del successo, giustificando così l'ignobile e chilometrica dispersione di innocenti papille gustative sugli altrui deretani. Tutto sto schifo e non diventi nemmeno il nuovo presidente del consiglio? (Mentre scrivo non ricordo se un concetto simile lo ha scritto De Silva, in merito agli stronzi. Non lo so, può darsi, ma d'altronde siamo quel che mangiamo, siamo quel che leggiamo). Loro quasi mai vanno in branchi, poiché sono costretti a farsela con chi è migliore di loro. Ovvio. Perché seguire/frequentare uno privo di talento e competenze proprio come loro? E in ogni caso, se si muovono in gruppo, lo fanno solo fino a quando non trovano la possibilità di staccarsi e poi scamazzarti e/o scammazzarsi a vicenda. Perchè è fondamentalmente questo il motivo per cui vivono. Arrivare. Scalare. Superare. Infinocchiare. Stordire. Umiliare. Governare. Senza mai sporcarsi la camicia. E infatti, il leccaculo standard ha e avrà sempre qualcuno davanti che conta più di lui, e alle spalle il vuoto. Dicevo dei pollicioni. Internet è un'arena: tutti contro tutti. Col cazzo che la musica è condivisione. Sulla carta, forse, ma non nella realtà. Va be', dai, durante la lotta, qualche alleanza la si riesce pure a fare, ma dall'alto il boss pretende e ottiene le botte, sennò non si diverte, lui. È una lotta continua, più che altro una partita in cui sai che a centrocampo ti manca chi dà le geometria, hai Inler e Montesanto, e quindi sei costretto a fare i lanci lunghi sperando che qualcuno la spizzi di testa per lanciare dritto in porta l'attaccante nano. Quindi butti un po' di sabbia negli occhi, fai perdere le tue tracce, e poi fai dello spamming la tua ragione di vita. Attenzione, voglio essere chiaro: io sono il re dello spamming, e se da un lato è vero che è una cosa esasperante, anche un po' maleducata, come quelli che ti fermano per strada e vogliono venderti i calzini a tutti i costi, dall'altro, devo confessarvi che io sono un loro fan. Suonando per strada, ho avuto modo di incontrarli spesso e di seguire la loro tecnica: ogni rappresentate-venditore dovrebbe prendere lezioni da loro, credo. Non sono tutti maleducati e anzi alcuni inventano, in estemporanea, dei modi così divertenti che ti viene per forza da comprarti tre paia di calzini di Hello Kiatty - sì, con la A. Altri giocano sulla pietà, includendo nella trattativa ipotetici figli malati da mantenere, ma questa è un'altra storia. Il punto è che bisogna conquistarsi il like ad oltranza, perché non contano le ore passate a studiare, a scrivere, a suonare, a lavorare in studio, a registrare un disco, mettendoci tutto se stessi, quando la contemporaneità si basa sui followers, gli share e il book fotografico. Lo vediamo tutti, credo. Ad ogni foto, con in mano una chitarra, un piatto di maccheroni, e alle spalle un panorama, c'è, a mò di didascalia, una citazione presa random - nel migliore dei casi - da un libro o - nel peggiore - da google. Perché? per accaparrarsi un consenso, anche se il consenso non è di tipo musicale. E credetemi, non ci trovo nulla di male. Non li biasimo. Lo so perché lo fanno, e lo so, perché l'ho fatto anche io. Non biasimateci. Ha un senso tutto ciò. E' il divenire di questo mondo zozzo che vuole la carne, il sangue, l'inciucio, l'aneddoto, la banalità e l'isola dei famosi. Voi credete che le parole, ancor di più le vocali, non facciano la differenza? Ebbene: dal "sociale" degli anni 60-70, il cantautore di oggi deve affrontare il "social". Deve interagire col suo pubblico del cyber-luogo, nel cyber-tempo, altrimenti è fuori luogo e fuori tempo. Banale, ma importante capirlo. Riflettiamoci. Qualcuno dirà che non è così: studiare è ugualmente importante. E son d'accordo, o almeno voglio crederci, e allora non rompete i coglioni a chi fa un po' di spam che, nell'era della pubblicità sparata d'ovunque, in tv, in radio, per strada, su facebook, su youtube – che per vederti uno sfaccimma di video passano le ore prima che tu possa cliccare SALTA IL VIDEO -, sulle maglie di calcio, sulla pelle tatuata dei giocatori di calcio, indotta, sedotta, inconscia, conscia, subdola, nascosta, evidenziata, palese, endovena, sottocutanea, orale, rettale, che vuoi che sia un tizio che, per far capire che esiste, ti gira un cazzo di link? Niente. La gente a volte è così schizzinosa che, dio, come la schifo. Come quando scendi per strada, chiedi un'informazione, e non ti rispondono nemmeno al buongiorno. Se ti do fastidio, cancelli, e non fai nemmeno polemica. Che cazzo ti ho a fare tra i contatti? Mi sei umanamente, socialmente, antropologicamente, diafasicamente, diastraticamente e diatopicamente, sistematicamente inutile. Poi, certo, il like rubato, quello, è un altro discorso. Il concorso a premi, a squadra, a finale, a carte, al circoletto dietro casa, tutto ormai va in base al numero dei like che riesci ad accumulare sotto ad una foto, nemmeno più ad una canzone. Ci avete fatto caso? Magari tu ti sei sforzato a comporre la canzone più bella che i bimbominkia fan di Mengoni – a proposito, Guerriero, o come si chiama, fa cagare - abbiano mai avuto la possibilità di poter ascoltare e questi concorsi che fanno? Ti dicono che per vincere il festival, il contest, la kermesse, la selezione, il turno, la partita, la guerra, devi invitare i tuoi amici a mettere mi piace ad una foto. Una foto. A un contest fotografico che fai? Mi fai partire il televoto con tanto di Antonella Clerici che mi fa la lotteria italia in diretta? Comunque, io li boicotto ed evito di parteciparvi, anche se mi dicono che è l'unica strada oggi per farsi conoscere. Il fatto è che se proprio devo spammare, anzicché elaborare tutta una serie di riti propiziatori, divinatori, intimidatori per far mettere un semplice mi piace ad una foto, a sto punto, spammo qualcosa di mio, sperando di trovare qualcuno che abbia voglia di ascoltare o leggere davvero quello che gli invio ( e ho fatto pure la rima). Un'altra categoria è quella dell'utente che va in ricerca del tizio pieno di amici e/o fan su facebook per farsi aiutare nello spam. Cosa farebbe in cambio di un aiuto, solo dio lo sa. I laikkaculo, li chiamano. Scusate la freddura, ma a mezzanotte passata mi escono così. Infatti sono stanco e mo vado a dormire che domani mi aspetta un'altra giornata nell'arena. Ave youtube, cantauturi te salutant! p.s. BECCATEVI QUESTO SPAM.
7 Comments
Patrizia
21/2/2015 03:48:07
La tua amarezza è comprensibile. Io condivido! Tutto. Il discorso sui leccaculi. I meccanismi del successo. È così. La differenza, la fa Chi resiste. Se fai ciò che ami, troverai occasione di farti strada. E scusami se te lo dico mentre immagino la fatica. Ma le cose che ricordi davvero nella vita sono fatte di fatica. Ciao Francesco!
Reply
Francè lo sai che posso comprendere abbastanza da vicino anche io. Meno in mezzo sempre la stessa filosofia, ma la trovo calzante in ogni situazione della vita: messi e misure.
Reply
23/2/2015 03:56:36
no ma infatti è tutta una mega ironia.
Reply
vincenzo de martino
25/2/2015 04:38:20
ciao venerdì suono all'ex-perditempo, mi raccomando porta tanti amiKi ihihihihiih
Reply
25/2/2015 04:40:53
ma infatti ci scherzo e ci rido, ma sono logiche che conosco :P
Reply
6/3/2016 23:00:04
Ma guarda, ci sta, ci sta tutto. Io non me la prendo con chi ci prova. Ci provo anche io, ma la logica insita è un po' deprimente
Reply
Leave a Reply. |
RaccomandazioniQui leggerai racconti, idee, sfoghi, calembour, pasticci, riflessioni, soliloqui, turpiloqui e recensioni. Clicca per la Pagina
Archivio
March 2019
|