Sapete tutti ciò che è successo no? In un momento di rabbia, Sarri, durante il match Napoli Inter, valido per l'accesso alle semifinali di Coppa Italia, ha dato del frocio a Mancini. Senza voler fare filosofia a lungo sull'argomento, il discorso è secondo me semplice. Potrei iniziare il post dicendo ATTENZIONE HO TANTI AMICI OMOSESSUALI, QUINDI BLABLABLA. Queste sono le premesse che fanno gli omofobi, quindi a me non interessa farne. E non non mi interessa nemmeno fare discorso apologetico a difesa di Sarri, tanto meno un panegirico, che non ne ha bisogno. Mi interessa l'evolversi dell'epiteto, le circostanze, le condizioni, e la diffusione nella letteratura di un termine che oggi non ha più nulla a che fare con la sessualità in senso stretto. Se do del frocio al mio migliore amico, per esempio, per essere papeli papeli, non sto giudicando le sue preferenze sessuali ma, magari, un suo atteggiamento poco mascolino che prescinde dalla sessualità. Difendersi 10 uomini dietro la linea della palla e giocare di rimessa è un atteggiamento difensivista, è vero, ma se sei una grande squadra, è anche un po' da froci, per esempio. Colpire l'avversario di spalle, è sì da vigliacchi, ma anche un po' da froci. Andare dalla mamma e fare "Unguè Unguè mamma mamma Pasquale mi ha dato del frocio", è infantile, ma anche un po' da froci. Anche lasciarsi cadere in aria di rigore al primo leggero contatto è da froci, eh. Cosa ci azzecca tutto ciò con l'omosessualità? Nulla, appunto. Assolutamente nulla. Perché credo che la parolaccia in questione abbia ormai perso il suo significato, ovvero, conservando il suo segno e la sua natura turpiloquiale, è ormai stata privata della sua natura omofoba, nel senso stretto del termine. Per farvi capire, ci sono omosessuali per niente froci ed eterosessuali che eccome se lo sono. Un omosessuale che non sia permaloso, questa cosa la tiene bene in mente, la sa. Poi, ovvio, il contesto fa la sua parte, la persona pure. Cioè, una cosa è il frocio di Giovanardi, un altro è quello di Pinco Pallino che scherza col cugino, per esempio. Perché? Va be', se non vi è chiaro, potete pure fermare qua la vostra lettura. Dicevo il contesto. Il campo da calcio non è per nulla il ballo delle debuttanti e/o un incontro tra gentleman, e se capita a qualcuno di andare fuori di senno, non possiamo mica aspettarci uno scambio d'opinioni tra accademici dell'Arcadia - che pure ci andavano giù pesanti se dovevano pigliarsi a male parole -, su questo siamo tutti d'accordo, no? E poi, che senso hanno le scuse, il mortificarsi, nonostante tutto, se poi se ne fa comunque un caso mediatico? Può essere mai che Mancini, in trentanni di calcio, questa sia la prima parolaccia che sente dire in campo? Non ne ha mai detta una? Ci sono calciatori ai quali si potrebbero conferire lauree ad honoris causa per il numero di bestemmie che riescono a pronunciare e ad inventare nel giro di un fallo laterale. Hanno pure provato a limitarla la cosa: in teoria, chi viene beccato a dire una bestemmia, durante una cazzimmosissima inquadratura televisiva, dovrebbe ricevere una squalifica. In teoria. Ora, siete proprio sicuro che nessuno bestemmi? Mettere la mano davanti alla bocca, e bestemmiare i meglio morti all'arbitro o al terzino che non ha fatto bene una diagonale, non vale. Non è che se faccio un omocidio, ma non mi faccio vedere, il morto non è morto. E' vero, bisognerebbe limitarsi, educare i bambini ma dai, siamo concreti, siamo terreni, siamo sinceri, in un momento di rabbia, a nessuno scappa una parolaccia? Quand'ero piccolo, i miei mi punivano sempre se ne dicevo qualcuna, eppure ne conosco comunque tante e quando mi incazzo escono fuori che è una bellezza. Però so riconoscere, grazie a mia madre e mio padre, la differenza che c'è tra il bene e il male, so riconoscere l'ipocrisia e il perbenismo, ma questo è un altro paio di maniche. Dicevo le parolacce. Sono dovunque, nel substrato della nostra mente e spuntano all'improvviso quasi a voler purificarci l'anima. La letteratura è piena zeppa e di parolacce e di sconcerie e di bestemmie. E meno male. Potrei citarvi Catullo, Leopardi, Pasolini. Ma risulterei pedante e non è il caso. Certamente, Materazzi, nel 2006, non si è preso una capocciata da Zidane nello sterno perché ha giudicato poco brillante l'ultimo libro di Ken Follet. Ci si scusa, si paga l'ammenda, si riceve la squalifica e basta. Finito qui. Stop. E invece no, hanno trovato l'argomento su cui dibattere i prossimi mesi fino al giorno in cui la Juventus vincerà lo scudetto grazie al suo Dybala che è più forte di Higuain, Pelé e Maradona Messi insieme. Ora le cose sono due: o Mancini è davvero omosessuale e quindi si è offeso veramente, perché ha ritenuto l'epiteto rivoltogli carico di vera omofoba violenza, oppure ha trovato un pretesto per destabilizzare l'ambiente. Nel primo caso, l'interlocutrice di Mancini non doveva essere mamma Rai, ma sua moglie. E comunque, a maggior ragione giustificate le scuse di Sarri. Uomo di campo, ma anche di letteratura, Sarri, da buon toscanaccio, ha la bestemmia e la parolaccia facile, è vero, ma è dotato anche di grande sensibilità, tant'è che in T.V. è apparso visibilmente scosso, dispiaciuto e imbarazzato. Ingenuo, ha cercato di sdrammatizzare: "Non lo so che gli ho detto, può darsi pure gli abbia dato del democristiano". E niente, Mamma Rai, democristiana come non mai, ha continuato a puntare il dito. Se avesse saputo che a Mancini fosse piaciuto sul serio il metti e togli con Kondogbia e Murillo, certamente non si sarebbe mai espresso in quella maniera. Sarcasmo becero da bar a parte, se siamo tutti d'accordo che non c'è nulla di male ad essere omosessuali, ad amare col cuore e col sesso chi cazzo ci pare in questa vita che è già una merda così com'è, figuriamoci a dover sopportare i razzisti e gli omofobi, di cosa parliamo? Perché Mancini si sente offeso? Per la parolaccia? Allora, dovremmo fare una causa all'intenzione e dichiarare, senza alcun dubbio, che Sarri, in un momento di rabbia, di forte tensione adrenalinica, abbia voluto fare un voluto attacco a chi propugna diritti paritari per tutti, omosessuali compresi e che quindi, in quello stesso frangente, con una parolaccia, sia stato volutamente politicamente socialmente eticamente religiosamente omofobo. A noi non interessa che sia omofoba la chiesa e le nostre istituzioni o che ci sia ancora una discriminazione tra nord e sud. No, a noi frega che sia eticamente perfetto un allenatore di calcio, e che lo sia sempre, anche quando gli scapperebbe un maremma maiala, e invece gli esce uno sta zitto frocio. Uno che ama e legge Bukowski certo non parla con la Treccani in bocca. Sarà pure un brutto bruttissimo intercalare, ma a parlare di omofobia ci vuole coraggio. Del resto, lo stesso Bukowski utilizzava il termine frocio, non nel senso di gay, ma di mammoletta, smidollato, poco virile. E come già vi ho scritto, essere froci o virili trascende il concetto del genere, del sesso, del transgenere e vattelapesca. Ci sono omosessuali virili ed eterosessuali che non lo sono per niente. Nel secondo caso, cioè nel caso in cui quello di Mancini sia stato solo un pretesto per destabilizzare un'ambiente fradicio di gaiezza, allora - per la regoletta di cui sopra - è davvero frocio. A Napoli, si dice anche nacchennello, un tipo inciucisso, e cioè che ama l'inciucio cattivo, lo spettegolezzo. Deriva dal francese "Il n'a-qu'un-œil", ovvero "egli non ha che un occhio". Nell'800 circa, i play boy dell'epoca indossavano il cappello di paglia, un bastone piccolo e flessibile, degli spezzati chiari e un monocolo, abbigliamento con il quale cercavano di distinguersi dalla massa, riuscendo però ad assumere soltanto un atteggiamento snob, da damerini, e verso i quali, a quanto pare, sembra che le dame dell'epoca non nutrissero grandi attrazioni fisiche proprio per questo eccessivo 'bon ton". Sia chiaro, il linguaggio va moderato proprio per non dare un cattivo esempio ai bambini che non sempre sanno distinguere il bene dal male (non ci riescono i grandi!) - e, a questo punto, una (moderata) squalifica potrebbe anche essere giusta, soprattutto se serve a sensibilizzare comunque un mondo, come quello del calcio, e a maggior ragione in Italia, che sull'argomento, siamo rimasti a Diocleziano - ma attenzione: si rischia di fare i perbenisti-censori-democristiani-crociffissori e di epurare semplicemente il termine, non l'omofobia insita nell'ambiente, dove molti atleti non possono dichiarare apertamente la propria omosessualità. Ad ogni modo, se l'arbitro - che di parolacce ne ha sentite tante e tante ancora ne sentirà - niente ha scritto sul referto, e la squalifica verrà fuori dalla nacchennellagine del mister nerazzurro, allora, cosa volete che vi dica. Ditelo voi, ja. Se avete ben studiato, Mancini è ...
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