Innegabile lo è. Fin quando l'attentato lo fanno fuori da quei confini che i barbari definiscono Europa ( e i latini Vecchio Impero Romano) tutto ci scivola addosso. Accade, non so nello specifico perché, ma accade. Non a tutti, ma a molti sì. Uno schiaffo ravvicinato, a questo assomiglia. Cioè, porgo la guancia per un retorico esempio: se ti do uno schiaffo, che sia da vicino o da lontano, sempre uno schiaffo resta, mi dirai, è vero, ma la distanza smorza l'urto. Se te ne do uno, un po' più da vicino, quello stesso schiaffo proprio uguale uguale non è. Già, la metafora è rischiosa, imprecisa, ma non saprei definire questo senso di schifo. Si viene colpiti nella tranquillità, nel silenzio caotico del cotidiani. Un attimo prima stavi bevendoti un caffè, parlavi del Napoli, della Juve, del goal di Maxi Lopez, dei soldi, del lavoro, del fatto che non sai come fare per dare una sterzata alla tua vita, della musica, e un attimo dopo bum e sei polvere, silenzio eterno. Agghiacciante, vero? Già. Ma non fateci caso, sorridete, perché è festa. Voi, noi, siamo vivi. Rallegratevene. Non per voi suona la campana a morte. Piangete, commuovetevi, ma subito dopo lasciate spazio per metterci un po' di riso e futilità, ché è giusto così: è sacrosanto. La sensibilità ci prende allo stomaco, ci incattivisce, ci impaurisce. Non so analizzare ciò che accade: leggo, scruto, mi informo, ma davvero ci capisco poco. Alzo le spalle, allargo le braccia, come Cristo in croce, sbuffo, scuoto la testa, poi vado avanti con le mie cose. A proposito di Cristo, la settimana santa e il sacrificio per il suo popolo. A saperlo per chi si andava a crocifiggere, secondo me, si sarebbe fatto i fatti suoi. Avrebbe organizzato una scampagnata intorno il Lago Laceno, avrebbe invitato amici e parenti, avrebbe fatto un paio di conti per capire in quanti sarebbero stati, avrebbe raccolto i soldi per la moltiplicazione dei pani, del vino, dei pesci, si sarebbe fatto un calcolo per capire quanta carbonella sarebbe servita, avrebbe fatto a meno della diavolina, capite a me, per conflitto d'interesse, e poi, scofanato sull'erba, si sarebbe ingozzato di casatiello, pastiera e cioccolata. Questo avrebbe fatto, se solo non avesse saputo - per deformazione trascendentale: è onnisciente lui - che, il giorno di Lunedì in Albis, piove sempre. Però, quando uno si sacrifica, non lo fa mica per un tornaconto personale. Si lotta, si dà un'idea, si crede in qualcosa, ci si batte il petto per far capire che esiste sì qualcosa oltre la vita, l'eternità, ma va cercato dentro ciascuno di noi, nel rispetto, nell'ascolto, nello studio, nella conoscenza. Quando si capirà tutto questo, da credente a modo mio, allora sì che potremmo parlare di resurrezione e crederci fino a battersi il petto.
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March 2019
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