La satira, da sempre, dà fastidio. La satira dà sempre fastidio, La satira dà sempre fastidio, soprattutto quando è fatta male. Lo so, lo so, quando c'è di mezzo un morto, non la si digerisce facile facile, ma non è colpa di Vauro se Grillo è in decomposizione ormai da anni. Questa è brutta, lo so. Però, ecco, il significato del segno è lì: morto Casaleggio cade il M5s. Sarà così, non sarà così, fatto sta che la critica è nei confronti del presunto-probabile-forse no burattino Grillo. Il problema è che la satira fa discutere, quasi sempre e guai non lo facesse: non sarebbe satira, ma Made in Sud. E neanche, Made in Sud non fa nemmeno ridere. La satira deve rompere gli schemi, deve essere fastidiosa, urticante, invadente, prendere a cazzotti i costumi, l'etica e la sensibilità comune, e deve farlo subito, ora, veloce, in un secondo, deve cogliere l'attimo. In una parola, anzi due: deve fregarsene. Fatevene una ragione. Deve farvi gridare allo scandalo e, in un certo senso, perbenismo e pudore sono una buona cartina di tornasole per chi fa satira. Se non sussultate sulla sedia, almeno un tantinello, allora è vero, un problema c'è: come dice il mio amico Maurizio Capuano o siete troppo cattivi per scandalizzarvi o la battuta è fatta male e non ha avuto il suo effetto. Personalmente, non so giudicare la qualità di questa o di qualsiasi altro pezzo di satira, ma so cosa non vi si può mai imputare a colpa: che possa mancare di tatto. Se si è accorti alla suscettibilità dell'ascoltatore-utente, al "sai cos'è? l'ho trovata di cattivo gusto. Non era il momento adatto", si finisce per non fare ciò che abbiamo detto debba fare la satira: scandalizzare. Chi fa satira, semplicemente, se ne frega. E poi, la sensibilità di chi? Dei tanti? Dei pochi? Che tipo di sensibilità? Parliamo di quantità o di qualità, o di cosa? Sensibilità è sorella di Cultura che è cortigiana di Periodo (Storico) che è figlio edipico di Conformismo. No, perché qualcuno potrebbe essere sensibile alla causa dei pensionati in fila alla posta che rischiano ogni mese di essere rapinati da un manipolo di Cingolesi che in realtà sono Napoletani vestiti da Congolesi che si atteggiano a Milanesi, e fregarsene invece dei morti del Mediterraneo. Oppure si può essere (troppo) sensibili a tutto o a niente. E allora cosa succede? Limiti la tua libertà di pensiero per un pubblico intangibile, ipotetico, refrattario a tutto, dai gusti opinabili o che non conosci, oppure, a questo punto, te ne sbatti di tutto, rompi il muro del perbenismo, e lasci che il bellissimo mostro che è la satira esca e faccia un po' quello che gli pare? Perché la satira è idillio della libertà, la bellezza a forma di ghigno. Che poi, chi ha detto che chi fa satira è poco o per niente sensibile? Anzi, è proprio il contrario. C'è di fondo una sensibilità così forte che invece di piangere, ridi - di gusto, per rabbia, per non piangere, ma ridi. Per questo la Satira - con la esse grande - non è per tutti: non tutti sono così sensibili. Tornando a Vauro, giustamente opportunista - questo va detto: ma avrebbe mai potuto aspettare che uscisse dalla camera ardente? O, che ne so, il tempo della tumulazione? Avrebbe perso l'attimo! - il suo obiettivo era puntare il dito contro Beppe Grillo, e forse forse, sotto sotto, fare un velato complimento a Casaleggio? Ma ora facciamo un gioco: sostituite Gelli a Casaleggio e Berlusconi a Grillo. Ok, ce l'avete l'immagine in testa? Sì? Bene, vi scandalizza di meno? Sì? Allora siete tutti Grillini!11!11! No? Siete dei fottuti ipocriti !11!111! Va bene, ok, per voi non sono paragonabili i due casi. Per voi grillini intendo. Ok ok, è davvero così, vi accontento: non sono sarcastico. Però, il fatto è che quella - e cioè che Grillo sia stato una marionetta nelle mani di Casaleggio - resta la specifica democratica opinione satirica di Vauro. Di certo, puoi non essere d'accordo col senso, ma questo è un altro paio di maniche e non ce ne può fregar di meno: l'opinione è il contenuto di una forma espressiva - in questo caso, la satira per l'appunto - e non ha niente a che fare ( più o meno ) con la sua stessa forma che, per trascinarsi il contenuto a suo modo, deve - mi ripeto ancora - suscitare qualcosa, possibilmente scandalo. Chiaro? No? L'ho fatta complicata e ridondante? Mannaggia. Scusate ma è l'orario. Ad ogni modo, non essere d'accordo con il senso è sacrosantissimo, per carità, ma contestare la forma ( che nello specifico fa rima con finalità, quella di cui sopra ) è come voler conoscere la storia contenuta in un libro, rifiutandone però la struttura, il numero delle pagine e il fatto che lo si debba per forza leggere, o come criticare la poesia perché è scritta in versi. In conclusione, ancora un altro paio di maniche è capire - sempre che la cosa freghi davvero a qualcuno o che non sia evidente - se Vauro sia o meno organico ad un sistema che si muove con sue logiche propagandistiche contro altre logiche propagandistiche avverse. Mentre scrivevo, mi sono ricordato stavo della parodica eucaristia fatta da Grillo in un suo spettacolo e alla repentina reazione del web - sommo giudice di ogni scibile scrivibile, musicabile, digitabile: che pena, è un blasfemo!111!11! Sporco zozzone!11!!1!! Qualcuno l'ha detto: soprattutto i cattolici; qualcuno no: soprattutto i pentastellati. Ecco, siamo alle solite: quello sì, si può dire, quest'altro no. Dipende ancora dalla sensibilità di chi investi con la tua satira. E allora: gli ebrei no, i cattolici nemmeno, i musulmani sì, anzi no, no no, assolutamente no: materiale che scotta. Quando si può fare satira? Quando c'è di mezzo Berlusconi? I down no, non li si può toccare giustamente, e Renzi? Renzi si può toccare? E i bambini? Possiamo toccarli i bambini? Soltanto se hai preso i voti e indossi un saio. No, blasfemo! Maleducato! Insensibile! che pena, è un blasfemo!111!11! Sporco zozzone!11!!1!! Scandaloso !!11!11! Bah, non so che scrivere più, ma come si dice? Ai Post(eri) l'ardua sentenza.
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