Rem tene, verba sequentur [Catone – Orationes1 ] Sono ormai quattro mesi, sei giorni e dieci ore che non scrivo; totale: tremilatrentaquattro ore. Ti rendi conto? Tremilatrentaquattro ore a disposizione andati in fumo. Puff, bruciati, persi, scorsi, non recuperabili. Va be’, non chiedermi come ho calcolato tutto che, se te lo spiegassi, mi rinchiuderesti in un manicomio. Chiunque, a leggermi, mi prenderebbe per il culo. E d'altronde, facendo giusto un paio di conticini, è ovvio che il tempo dedicabile alla scrittura si riduca drasticamente se, a queste ore, sottraggo quelle spese per dormire, lavorare, mangiare e svolgere tutte le funzioni igienico-gastrointestinali necessarie per un viver sano; più o meno, in teoria, mi rimarrebbero cinquecentonove ore, molte molte molte meno. Vuoi provare a fare i conti? Lo vuoi mantenere tu il tempo? Il tempo… Una cassa in quattro, down stroke o up stroke?, un ticchettio, un come stai, la memoria, il dettato delle elementari, la maestra brava, i regoli, una libreria piena di libri, la dannata corsa dopo la maturità, il tentativo di fermarlo, una cacata di fretta, la corsa prima della maturità, il tentativo di riviverlo, un loop, ctrl+c e ctrl+v, una cacata rilassata con un libro tra le mani, svelto, impaurito, viscoso, un capitone nel lavandino, una metafora brutta sul serio, praticamente di merda, ctrl+x e ctrl+v, una barba corta, la vecchiaia, l’invecchiarsi, il ringiovanirsi, il botulino, una barba lunga, la tintura, si rivede la ricrescita, ctrl+z, l’illusione, uno stereotipo, un limite della mente alla mente, un limite del corpo al corpo, un volo, il primo volo, un volo di due ore e mezzo, sei di autobus, la distanza Madrid-Caceres, l'Estremadura e la sua sconfinata bellezza, il ritorno, la gonna dell’hostess, la voce del pilota, sei mesi, cos’è, ne? cos’è il tempo, oh? cos’è?, Su, cos’è? cos’è cos’è cos’è? Che poi, uno può pure chiedersi perché tutta questa mania, come se fosse obbligatorio scrivere, come se fosse un problema impantanarsi, perdersi le parole, quando prima t'eri perso in mezzo alle parole. Mi irrito ed è come se avessi un nodo in gola, una placca influenzale che rende uno schifo anche il più delizioso dei piatti. È tutto un mucchio di bolo, muchi secchi e succhi gastrici che esplodono in mille pim pum pam, zampillando sulle pareti dello stomaco come miliardi di scintille di una brace stuzzicata con dell'alcol. Cinquecentonove ore… Cinquecentonove… Tieni in pugno la storia, le parole verranno da sole…, mi consiglieresti, se tu fossi Catone. Ma le parole scappano, si nascondono… fuggono via… mio caro Marco Porcio. Vedi: quando sembra che un’idea stia per afferrarmi e scaraventarmi in un angolo; quando sembra volermi costringere a diluire a tutti i costi ogni mio istante di eccitazione in quella che credo sarà la mia frase migliore; quando momenti come questi mi colgono… puff! tutto scivola via, come un alito di fumo che striscia in una crepa nascosta tra gli infissi della finestra. Sembra che non possa mai passare in una ferita così stretta, eppure… È un'onda, un frangente. Prodigiosa, solitaria, come un bicchiere di vino rosso in gola. Cerco di trattenerla e di farla mia. Poi, mi fermo e penso al da farsi, e nella frazione di secondo che passa tra le due azioni, tutto si sfarina: il silenzio consuma l’ispirazione e mi dimentica in ghirigori senza senso. Giù, nei cassetti immaginari del tempo e nel pugno di polvere che da questi si solleva, prendo atto che l'ho persa. C’era una volta… e poi ci do dentro con gli scarabocchi. Il foglio si fa, via via, una foresta di correzioni, disegnini e cancellature. Più cancellature che correzioni. Come una descrizione affannosa, imprecisa, offuscata dal ricordo sclerotico, si salvano poche parole soltanto e non mi resta che arrendermi alla confusione della penna. Povero foglio… Aveva gli occhi azzurri e il mento… No, non va bene. AaAaAa....eccola, eccola che viene, l'idea, eccola ci sono.... poi niente... solo rabbia... fogli appallottolati... rabbia, rabbia e ancora rabbia... poi... frustrazione che va via e lascia passare la rassegnazione... uff... ecco...calma... Passo al portatile. La modernità non ti avvilisce di fronte agli insuccessi: basta premere un tasto e il foglio elettronico torna bianco. Semplice! Nessun abuso di carta, nessuna cancellatura, nessun ricordo, nessuna frustrazione… almeno fino a quando non ti accorgi del puntatore ballerino che compare e scompare, si mostra e si nasconde, cuccù, ti prende in giro, tetté. Ma non ti preoccupare, è il classico blocco dello scrittore, giuro che ne sono consapevole, ma come mai non riesco a scrollarmi da dosso quest’ansia? Ho la mente aggrovigliata… il buio ricama le mie esigenze, il silenzio le percuote, io le ascolto, ma non le respiro, non ci riesco: vorrei tanto dare senso alle parole e non alle paure; è che, ogni volta, sento di non essere mai all'altezza delle mie ansie, delle mie ambizioni. 1 Citazione che non ha alcuno scopo pedagodico o vanesio. Iniziare con un “Baby one more time” avrebbe significato inciampare in fastidiosi grattacapi circa eventuali diritti d'autore. Ma niente paura! L'artista in questione, qualora non lo sapeste, è ormai decomposto da secoli.
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