Restare in equilibrio sul bordo di una piscina. Da un lato i pescecani e dall'altro le iene. Il pavimento è quello che è: scivoloso e pieno di merda. E tu ci vai pure a piedi nudi e non per scelta, ma per necessità: le scarpe ti vanno tanto strette che, in fondo, è meglio calpestarla un po' di puppù. Bisogna camminare a piedi nudi, sentire il freddo, la sporcizia che s'infila tra le dita, i sassolini appuntiti che s'infilzano nella pelle, lasciare a terra il segno dei propri passi imperfetti, feriti, sanguinanti, propri. Certo, è una metafora brutta, bruttissima, neanche Fabio Volo l'avrebbe pensata, ve ne chiedo scusa, ma non ho saputo fare di meglio. È come stare in fila alla Posta, ai primi del mese, quando danno le pensioni. Tu hai il numero centosedici e la Posta ha aperto da due secondi. Non sai com'è che è capitata 'sta cosa, cioè, che prima di te ci stanno centoquindici persone. Un po' non te lo chiedi, un po' te lo immagini, un po' fai finta di niente, e per non fare la parte del coglione, ti ritrovi ad a interpretare quella del fesso. Ma ha una logica tutto questo. Non so qual è, ma c'è. La senti, la vedi, la puoi perfino toccare. Fende l'aria, è nell'aria, e tu non puoi negarla. E se la neghi, non so che dirti. Deve esserci una logica, altrimenti che fai? Impazzisci? Non si può. Bisogna restare aggrappati al bordo della piscina con le unghie dei piedi. La Posta è la metafora perfetta, brutta pure questa, lo so, ma calzante, anche se, per un fatto di comodità, abbiamo detto che è meglio stare a piedi nudi. Qui, alla Posta intendo, l'aria è irrespirbaile e non è soltanto colpa degli effluvi corporei o dei nostri piedi nudi sporchi della merda calpestata sul bordo della piscina che alla fiera dell'est mio padre comprò. No. È la calca, l'ansia, l'attesa, la rabbia, le crisi di panico, l'orologio, i numeri che passano e ancora non è arrivato il tuo. L'impiegato postale se la prende con la vecchietta, che se la prende con l'impegato che torna a casa e prende a botte la moglie che, alla fine, come in un bruttissimo giallo allegato al Corriere della sera, si scopre che è la figlia della vecchietta. Alla Posta, incontri volti, culi e tette diversi, ma i ruoli sono sempre quelli. È un florilegio di maschere. È come andare al teatro e vedere diecimila volte Natale in Casa Cupiello, e ogni volta cambiano gli attori, e ogni volta sono sempre più scarsi. Ti annoi, ma t'hanno legato alla poltroncina, e a quel punto che fai? guardi, osservi e credi di aver capito com'è che si apprezzano i dettagli. In Posta, trovi il rivoluzionario, quello che ce l'ha col sistema e che parla di complotti, massonerie e marmitte catalitiche. Lui cerca consensi e uomini da arruolare, volontari disposti a tutto pur di mettere a ferro e fuoco la sede centrale delle Poste italiane, ma in realtà, e lo capiscono tutti, sa solo prendersela con l' impiegato di turno. Non manca mai la vedova, ma di lei non c'è molto da dire: è tanto silenziosa che, se non fosse per il vistoso lutto di flanella che la copre da capo a piedi, non la noteresti nemmeno. Poi ci sono i tipi semplicemente fashion: li vedi tutti lampadati, con gli occhiali Rayban e che sembrano aver scambiato la fila allo sportello con quella del guardaroba di chissà quale locale delle periferie di paesi di provincia. In Posta, trovi anche la donna trascurata, tutta baffi e panza, in stile Chef Tony o Umberto Smaila. Il più delle volte ti verrebbe da abbracciarla e urlarle Maradò, Maradò, perchè non torni a giocare nel Napoli, non vedi come fanno schifo quelli?, ma, in generale, potrebbe ricordare la Mrs Doubtfire di Chiaiano, quella di cui vi ho parlato qualche racconto fa. La differenza è che questa categoria ricopre più fasce d'età e non importa se hanno dieci, venti, o sessant'anni, loro si mostreranno agli astanti con la maglia zozzosissima di ragù, cioccolata o chenesoio e le babbucce al piede. Poi, c'è quello che controlla ogni due secondi dove ha messo il bigliettino col suo numero. Lo cerca in tutte le tasche e una volta che lo trova, lo guarda, osserva il tabellone luminoso, si assicura che no, non è il suo turno, poi lo riposa ma cambia tasca, sperando, ogni volta, di ricordarsi dove l'ha messo. Passano due secondi e il gioco inizia da capo, ogni volta, sempre. Dove l'ho messo? Ah, eccolo. No, non è il tuo turno. Vivi d'ansia, vivi d'attesa. Fumi tante sigarette. Tutt'intorno ce n'è una fioriera. Non sono solo tue, è vero, ma molte sì. Entri ed esci mille volte per controllare se il numero da aspettare corrisponde al numero effettivo dei presenti e viceversa, e ti poni, ancora, di nuovo, la stessa domanda: com'è che quello sta prima di me? C'è pure quello che dice delle cose tra i denti e tu non puoi capirle perché le dice tra i denti, ma lui si rivolge a te e pretende che tu lo segua nei suoi discorsi intedentali. Non ti capisco, come te lo devo dire?, non ti capisco! Poi, seduto, in disparte, in attesa che arrivi il suo turno, c'è quello che legge, ed è l'unico in tutta la Posta. Di solito, ad intepretare questo ruolo, sono io. Ed eccolo. Forse è proprio questo il problema: resto instabile, sospeso, in equilibrio su capoversi, punteggiature e pause delle storie di altri e poi, la realtà che mi circonda non riesco proprio a farla mia. D'accordo, anche questa è una frase di merda, scritta anche malissimo, ma anche in questo caso non ho saputo fare di meglio. E d'altronde, è semplicemente la realtà. Ah, dimenticavo. C'è anche il furbo che in realtà è solo una persona cattiva, molto cattiva. L'ho scoperto un giorno in cui con me non avevo nulla da leggere. Manco a dirlo, c'era una fila immensa, lunga ore, straripante e, come al solito, per passare il tempo, c'era chi organizzava prediciottesimi, partite a briscola e rappresaglie ai danni dello Stato. L'aria era tesa, pesante e puzzolente come sempre. Un ragazzo, avrà potuto avere sì e no diciassette anni, chiese al tizio se sapeva com'è che si fa una prepagata. Timido, impacciato, insicuro, aspettava già da cinquanta numeri. Voleva solo essere rassicurato. Voleva capirci meglio. Col sangue agli occhi, lui gli guardò il numero, si accorse che gli stava davanti così gli rispose che probabilmente non gliel'avrebbero fatta, che c'era troppa gente e che gli conveniva tornare il giorno dopo. Guarda che chiavica, ho pensato. Stavo per dirgli non ti preoccupare, ce la fai a farla, al massimo, chiedi prima di andartene, quando è proprio lui a dire queste cose, aggiungendo ho aspettato tanto, sono un fesso se me ne vado ora. Insomma, anche questa è una metafora di merda, ma ci siamo capiti, credo. Son fesso io? Può darsi. In definitiva, l'equilibrio è una cosa che non mi è mai stata chiara. So solo che mi ci metto io in queste situazioni, ma non so però in che misura, cioè quanto è da imputare a me, quanto al resto indecifrabile. Non so neanche questo. Non so niente, in realtà. Anche questa è una merdata, ma almeno non ho scritto una cosa tipo che siamo noi a metterci in queste condizioni universalizzando una condizione di disagio personale, cercando solidarietà e/o trovandogli una conclusione ad effetto. No, almeno questo. Ho paura di risultare banale, di scivolare e cadere dal lato sbagliato. Cioè, se proprio devo cadere, fatemi scegliere da chi devo essere sbranato vivo: l'acqua mi fa paura, meglio le iene. Oppure no, 'na bella sciuliata, 'na capata 'nderra, e poi che me ne fotte dove vado? Tutto sta nella scelta. Ma anche nel ricordo. Ricordarsi e poi scegliere. Scegliere di ricordare. Ricordare di scegliere. Non ci sto capendo niente. Perché scrivo 'ste porcate? Sto in confusione. E tutto questo per aver fatto quattro ore di fila in Posta per pagare un bollettino di merda. P.s. no, non potevo pagarlo né alla tabaccheria, né su internet. Che vita di merda. Ciao
11 Comments
Patrizia
16/12/2014 10:07:13
Si. La posta è un mondo 🌍
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Anna
16/12/2014 10:37:06
Uno spaccato pittoresco di "napoletanità"!
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Silvia
17/12/2014 04:41:00
Realistico, scorrevole e come sempre simpaticamente ironico.... !!!!
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Francesca
17/12/2014 08:59:19
Mi piace! :-)
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Tony
17/12/2014 16:36:04
chissà perché quando leggo le cose scritte da te, mi risuonano in mente sempre con la tua voce . Reale e non banale , piacevole , simpatico. Grazie!
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Gallo
18/12/2014 04:34:36
Tony, chi sei? XD
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vincenzo m.
17/12/2014 17:26:29
io sono l'ansioso alternato a "cosacifaccioquinuvolegrigiebananeperchèvitahofameaspedovesonoperchèmannaggiamenestavoacasaadormirepostemerdaitaliamerdaiomerdaGGGRR"
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Orazio Giammona
18/12/2014 15:17:17
Leggerti è sempre un piacere!! :D
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Peppe cirillo
18/12/2014 15:32:43
Bello e reale
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carlo guarino
20/12/2014 19:12:31
sono le tre passate e domani mi devo alzare presto ma due parole te le posso dire: sei geniale
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Gallo
21/12/2014 00:49:33
troppo buono. :)
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