<< Lo so, è colpa mia. Gli ho detto che non lo amavo e che piuttosto mi sarei fatta suora. Già. Ho detto proprio così: suora, casta, sola, zitella, ma mai con lui. Lui mi ha creduto, per fortuna. Già. Perché sapevo bene che il destino, quando ci si mette, non fa altro che guai, figuriamoci a volercisi mettere in mezzo, a volergli stravolgere i piani. No, no. Si può far solo peggio. Si era solo invaghito di me, lo so io, poi lo ha capito pure lui. Diceva di amarmi, tesseva per me lodi cortesi, ma sapevo fosse tutta fuffa, e niente più. Attratto? Può darsi di sì, credo davvero bruciasse di passione per me, ma cos'è l'attrazione sessuale, il corpo, la carne, di fronte all'amore di tutta una vita? Niente. Già, dimenticavo: la vita. Avrei potuto salvarlo, avrei potuto dirgli "Oh Romeo, ti amo anche io, uniamo in matrimonio questo nostro ardore", l'avrei potuto fare, ma avrei sbagliato. Lui non mi amava sul serio, ve l'ho detto. Io? Beh, come vi ho raccontato, gli ho detto di non amarlo. Già, ma Dio solo sa quanto queste labbra, queste mani, questo corpo in realtà fremessero per ogni centimetro del suo; per ogni angolo della sua anima, avrei messo in vendita dieci volte la mia, se solo fossi stata sicura che i suoi sentimenti fossero stati sinceri, reali e non la semplice pretesa di un giovane qualunque che si mette in testa di fare bella mostra del proprio aspetto e delle sue capacità di corteggiatore. Ecco, era chiaro esasperasse a vuoto dei cliché. L'avevo capito, ma, credetemi, avrei dato qualsiasi cosa, avrei rinnegato anch'io il mio nome, affinché proprio così non fosse. Dio, sì, l'ho amato e l'amo tutt'ora, vedete? Vedete come fremo? Come mi agito? Lo vedete o no? E basta, basta, lasciatemi stare, andate via, devo calmarmi, basta, devo stare tranquilla. Qui si gela, nell'anima dico. Non c'è posto per la rabbia, tantomeno per i ricordi, figuriamoci per l'amore. Oggi, qui, regna il silenzio, nient'altro. Sì, sì, ve l'ho detto, ve lo ripeto, l'ho amato, ed è proprio per questo che l'ho lasciato andare via. Già. Una donna lo sa, sa bene quando non tocca a lei. La morte? Certo, mi ripeto, avrei potuto salvarlo, ma a che prezzo? Che fosse destinata a lei, lo sapevo. A lei tutto, e il corpo, e l'anima, tutto, e quindi niente: che se lo prendesse. Gliel'ho reso, senza tanti onori, senza imbellettare oltre la storia col mio nome. Non mi ci sono voluta mettere in mezzo io. Diteglielo a quelli lì. Sì, sono rimasta sola, mio padre mi ha rinnegata, mia madre mi ha odiato. Sono rimasta sola, perché irrimediabilmente legata a lui. Sebbene non mi amasse. Sì. Non mi amava, non mi ha mai amato. Lo sentivo? L'ho sognato? Me lo hanno raccontato? L'ho letto? Cosa importa a voi? Lo sapevo, e basta. Secondo voi, avrei dovuto invece confessargli il mio amore, prima che la incontrasse, prima che si maledicesse? Per cosa? Per legarlo a me? Così avrebbe avuto salva la vita, dite; e con ciò? "È preferibile l'aver amato e aver perso l'amore al non aver amato affatto", dicevano. Già, so bene quanto amore avrei potuto dargli, gli avrei restituito la vita, ma a che prezzo? Certe cose le capiamo dal principio, noi donne, sono gli uomini ad arrivarci tardi, troppo tardi. Io, da par mio, sapevo benissimo fosse destinato a morire d'amore per un'altra>>. Prima di innamorarsi perdutamente di Giulietta, Romeo corteggia, senza essere corrisposto, tale Rosalina. Shakespeare passa oltre, non racconta nulla di lei. Semplicemente, dice che è stato un innamoramento fatuo e superficiale, tant'è che Romeo, non appena incontra Giulietta, la dimentica totalmente. Mi sono limitato a immaginare questo soliloquio che, dall'eternità, porta a galla un'altra versione dei fatti.
1 Comment
Francesca
2/12/2018 12:35:32
Non era quello che avevo chiesto
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