Come quando, di spalle, lanci la monetina in una fontana. O come quando, in contemporanea, tu e un tuo amico dite la stessa identica cosa e, allora, flic&floc, pizzico a te, zippato, esprimi un desiderio ed eccetera. O anche come quando ti attraversa il gatto nero e allora aspetti che passino tre persone, prima di attraversare e, a tavola, sedersi agli angoli, porta male, va a finire che non ti sposi. Oppure, una preghiera, prima di dormire, male non può farti. Non ci credi, non sai se crederci, ma in fondo che fa? Non ho lo sguardo volto al cielo. C'è troppa luce in paese e non vedrei comunque niente, ma dicono che in questo giorno ne cadano talmente tante di stelle che non vederle è praticamente impossibile. E allora, diciamo pure che io ne abbia vista una. E facciamo che io sia a pancia in su, disteso, sdraiato sulla spiaggia, sopra l'erba, sulle tegole con la testa dentro al cielo, tra le nuvole e una corona di pensieri. E qualche desidero. E immaginiamo che, all'improvviso, mi passi di fianco una stella, e che riesca ad acchiapparla, stretta stretta, tra le mani, il tempo di imprimerci il pensiero, svuotandomi per osmosi, come sfogando quello che non ho detto e che ho dentro da quando la maestra ha spiegato i poligoni regolari a scuola. Ecco, ho fatto finta, l'ho fatto, e ora sento pungermi il palmo della mano. Bene, la apro, ci soffio sopra, ma non ci vedo il segno della bruciatura, del fuoco, dello sfogo, dell'osmosi. Sono poligoni dagli angoli smussati. Stelle spente da lustri e lustri di luce, ché ormai hanno dimenticato come si fa ad affrontare il buio. E i desideri sono tutti lì, non ancora esauditi, ma comunque intatti. Non ci credi, non sai se crederci, ma in fondo che fa? San Lore', facce 'o piacere.
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March 2019
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